I numeri sono allarmanti. A fronte di una struttura adeguata ad accogliere 350 soggetti, nel carcere di Foggia si contano 650 detenuti. L'attuale organico degli agenti di Polizia Penitenziaria è composto da circa 280 unità. Per soddisfare il fabbisogno ottimale, tuttavia, ne servirebbero 350. La situazione è altresì gravata dall'alto tasso di malattia fra gli agenti, dalla normale assenza per ferie e dal consueto sistema delle turnazioni. Un mix che spesso si traduce, di notte, in difficoltà nel vigilare su tutti gli occupanti della casa circondariale e nell'aumento delle aggressioni. Basti pensare che, negli ultimi 3 anni in Italia, si sono verificati 3500 atti violenti ai danni di uomini e donne che lavorano negli istituti penitenziari. La denuncia di Gennaro Ricci, coordinatore Polizia Penitenziaria FP Cgil Foggia è precisa e circostanziata. I livelli di rischio per chi lavora nel carcere del capoluogo dauno sono elevati. Fra il personale si registra il maggior tasso di patologie legate a stress, stati di ansia, depressione, tentativi di togliersi la vita e suicidi.
Mario La Vecchia, segretario provinciale FP Cgil Foggia fa leva sull'urgenza di garantire un sostegno più continuativo e organizzato. Spesso, infatti, l'attenzione della politica e della pubblica opinione si accende per un breve lasso di tempo, per poi cadere presto nell'oblio. Alla luce di ciò sono oltremodo necessari interventi di natura psicologica all'interno delle carceri, così da garantire un supporto costante agli agenti e un continuo monitoraggio della loro salute psichica.
Occorre inoltre, a detta di Ricci, dotare il personale e le strutture di sistemi di sicurezza elettronici, oltre che di norme più cogenti per i detenuti che si rendono responsabili di aggressioni. Poche richieste di buon senso, dunque, dalle quali ripartire, evitando sterili strumentalizzazioni e analisi superficiali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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