Cronache

Il cardinale tuona contro i buonisti: "Non dite ai migranti di partire"

Il cardinal Francis Arinze, già noto per le sue posizioni sull'immigrazione, ha posto il futuro dell'Africa al centro di una sua riflessione

Il cardinale tuona contro i buonisti: "Non dite ai migranti di partire"

Non è la prima volta che il cardinal Francis Arinze si sofferma sulle possibili conseguenze del macro fenomeno migratorio, che ha origine in alcune nazioni africane. Anzi, in un caso recente il porporato nigeriano si era espresso così: "Gli europei devono smetterla di incoraggiare la partenza dei giovani africani. L’Africa ha bisogno di loro". Toni differenti da quelli ascoltati di consueto. Toni - oseremmo dire - ratzingeriani. Perché il futuro del continente nero dipende soprattutto da quelli che restano. Almeno una preoccupazione è tangibile: un'Africa che non più in grado di contare sui priopri giovani, che sono tra coloro che partono con maggiore cadenza temporale, prelude a un'Africa privata di una visuale sul futuro. E l'alto ecclesiastico nigeriano lo ha in qualche modo ribadito, mediante un elenco di domande a risposta chiusa. Sono i quesiti che ha esposto all'interno di un'intervista rilasciata a Zenit.

II cattolici che si ritroveranno in preghiera sabato 5 ottobre domandano all'istituzione ecclesiastica di "ascoltare il grido" della Chiesa africana. Il noto "diritto a non emigrare" - anche questo di derivazione ratzingeriana - , insomma, viene tenuto in considerazione da coloro che temono per le sorti interne. Le considerazioni di Arinze vertono proprio su questi aspetti: "Mentre non neghiamo a nessuno il diritto di emigrare in un altro paese - ha esordito l'alto ecclesiastico, nel momento in cui gli è stato chiesto di Africa e d'immigrazione - , diventa una grande preoccupazione per un paese se un elevato numero di giovani, o di professionisti come laureati o personale medico, desidera recarsi in un altro paese". Poi la prima domanda: "Se molti giovani africani migrano in Europa o in America, chi garantirà loro un impiego adeguato, la scelta del coniuge e la vita futura?". Pure l'Occidente, insomma, deve dubitare sul quantum: non è detto che esistano concrete e reali condizioni di felicità per tutti coloro che giungono sulle nostre coste. E il cardinal Arinze insiste sulla questione interna: "Questi giovani non sono tra quelli più necessari per sviluppare il loro paese? Europa e America non dovrebbero aiutare i leader dei paesi africani a motivare i loro cittadini a rimanere a casa e sviluppare la loro nazione?". Una certa capacità d'attrazione del Vecchio Continente, quindi, può giocare un brutto scherzo all'avvenire africano.

Gli ultimi quesiti posti per mezzo di questa che rimane una riposta sono tutto un programma: "Le università e le scuole tecnologiche e professionali in Africa stanno facendo del loro meglio per formare grandi e piccoli imprenditori africani? O stanno solo producendo laureati con qualifiche cartacee ma senza il know-how per fare le cose, far crescere qualcosa o riparare qualsiasi macchina?". Perplessità, dunque, vengono sollevate anche in relazione a quello che stanno mettendo in campo certe istituzioni formative del continente nero.

Il cardinal Arinze non smette di predicare prudenza su un'immigrazione sfrenata.

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