CasaPound: "Se riconsegnano Latorre ruberemo la bandiera all’ambasciata indiana"

CasaPound: "Se riconsegnano Latorre ruberemo la bandiera all’ambasciata indiana"

Se il nostro governo rimanderà laggiù Latorre deve sapere che CasaPound è pronta a creare un incidente diplomatico e a rubare la bandiera dall’ambasciata indiana. Così come facemmo con la bandiera della sede italiana dell’Unione Europea”. Queste le parole di Simone Di Stefano, presidente di Sovranità e vice presidente di CasaPound Italia, rilasciate nel corso di un’intervista esclusiva a ilprimatonazionale.it.

La sfiancante vicenda dei due militari italiani Latorre e Girone, ormai da quattro anni prigionieri in India, sembra davvero non avere fine, tra burocrazia, annunci, smentite e lassismo del governo italiano. E questa volta il marò Massimiliano Latorre, con il “permesso” in scadenza, rischia di dover nuovamente lasciare l’Italia per tornare nel luogo della prigionia.

I nostri soldati, in base a quanto presentato dall’India al Tribunale internazionale di Amburgo, rischiano la pena di morte, nonostante il governo nasconda questa possibilità. La prima volta i marò non furono rispediti in India proprio per questo motivo, salvo poi cedere e rimandarli in India dopo quello che di fatto fu un sequestro del nostro ambasciatore. Se il nostro governo rimanderà laggiù Latorre deve sapere che CasaPound è pronta a creare un incidente diplomatico e a rubare la bandiera dall’ambasciata indiana. Così come facemmo con la bandiera della sede italiana dell’Unione Europea” .

Casa Pound è da sempre molto sensibile alla questione dei marò: “È grazie a noi e in particolare a Luigi Di Stefano se le carte di Amburgo con le annesse falsificazioni indiane sono venute fuori” - afferma Di Stefano – “negli ultimi tempi inoltre abbiamo dimostrato come anche la petroliera greca abbia giocato un ruolo decisivo nell’incolpare Girone e Latorre.

Al di là di queste considerazioni però, noi non possiamo accettare di rimandare un nostro soldato in una nazione che in tre anni non è stata nemmeno in grado di iniziare un processo. Se l’Italia lo rimanda in India ha definitivamente perso la partita


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