Caso Nemtsov, test della verità per la donna del leader ucciso

La modella ucraina dice di non aver visto il killer del capo dell'opposizione: "È successo tutto alle mie spalle". Probabilmente sarà esaminata col poligrafo

Caso Nemtsov, test della verità per la donna del leader ucciso

«Non so da dove sia uscito l'assassino. Non ho visto perché è tutto successo alle mie spalle». Anna Duritskaya, la giovane modella ucraina fidanzata da tre anni con Boris Nemtsov, ha sostenuto di non aver visto il killer del suo compagno, ucciso venerdì a mezzanotte a pochi passi dal Cremlino. «Quando mi sono girata, ho visto solo un'auto bianca, ma non sono riuscita a distinguere la marca o la targa - ha raccontato Anna alla tv russa Dozhd -. Non ho visto l'assassino entrare nella vettura». Sull'omicidio dell'oppositore russo si naviga ancora nel mare delle ipotesi, ma gli investigatori stanno cercando di chiarire il ruolo della fidanzata. «Probabilmente dovrò fare il test con il poligrafo (la macchina della verità) - ha spiegato la Duritskaya, anche se il suo legale lo esclude -. Così mi hanno detto gli investigatori». La modella ha pure negato che uno dei moventi possa essere la gelosia, vista l'intensa vita privata di Nemtsov, padre di quattro figli avuti da tre donne diverse. «Non credo possa essere questa la ragione», ha sentenziato la Duritskaya.

Restano comunque aperte diverse piste oltre a quella passionale, che pare la meno probabile. Gli investigatori battono con insistenza su quella ucraina: le rivelazioni che Nemtsov si apprestava a fare sul coinvolgimento dell'esercito russo nel Donbass, secondo fonti della polizia, non sarebbero state gradite da elementi estremisti di Kiev. D'altro canto, non viene esclusa l'ipotesi islamica, visto che l'oppositore russo aveva solidarizzato con la redazione di Charlie Hebdo dopo la strage di Parigi. Naturalmente non è preso in considerazione l'omicidio ordinato dal Cremlino, come molti in Occidente invece danno per scontato. Tesi che è contestata pure dal politologo americano Edward Luttwak. «Nemtsov era un uomo onesto e determinato ad aiutare la Russia ad aprirsi al mondo - ha detto Luttwak al Messaggero -, ma dubito che il mandante sia stato Putin. Se fosse un omicidio di stato, la dinamica sarebbe stata molto diversa, meno plateale e rischiosa. E poi non ne vedo il motivo: Nemtsov era sì una delle voci più critiche della politica di espansione di Putin in Ucraina, ma la sua protesta non era assolutamente in grado di minare la popolarità del presidente». Quindi, secondo Luttwak, la pista è sicuramente un'altra. «Credo che chi ha agito lo abbia fatto in un eccesso di zelo patriottico, per punire una voce dissenziente rispetto agli obiettivi nazionalistici della Russia». Il politologo punta il dito contro le frange estremiste dei nazionalisti russi che «con ogni probabilità hanno deciso di liquidarlo».

I funerali di Nemtsov sono previsti questo pomeriggio nel cimitero di Troyekurovskoye, alla periferia di Mosca, dov'è sepolta anche la giornalista Anna Politkovskaia, assassinata sotto casa nel 2006.

In questo clima di tensione interna e internazionale è prevista la visita del premier Matteo Renzi, che sbarcherà a Mosca domani sera, dopo aver visto a Kiev il presidente ucraino Petro Poroshenko. Renzi incontrerà sia il presidente Putin sia il capo del governo Dmitri Medvedev. I colloqui saranno monopolizzati dalla crisi ucraina, ma ci sarà spazio anche da dedicare ai rapporti bilaterali. «Dopo ci sarà una conferenza stampa.

I leader faranno dichiarazioni su questioni importanti», ha affermato Iuri Ushakov, consigliere diplomatico del Cremlino. Ma i giornalisti non potranno fare domande. «Lo ha chiesto la parte italiana», ha sottolineato Ushakov.

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