Mettendo da parte tutte le polemiche sulla liberazione di Silvia Romano, le critiche e le considerazioni sulla sua conversione alla religione islamica, con tanto di cambio di nome in Aisha, c’è un aspetto che è bene approfondire, ed è quello che sostanzialmente sta a monte del caso-caos sul ritorno di Romano.
L’ossessione per la comunicazione (peccato però che venga poi fatta in modo negativo ed errato…) di questo governo giallorosso, o meglio del suo presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il premier, bruciando sul tempo e "scavalcando" il ministero degli Esteri di Luigi Di Maio, ha annunciato sui socia la liberazione della volontaria. Poi, insieme al titolare della Farnesina, in una sorta di competizione interna (non solo all’esecutivo ma allo stesso Movimento 5 Stelle), ha presenziato a Ciampino, per accogliere Silvia Romano, insieme alla famiglia della giovane.
Ecco: passerella, ricerca dello show e appunto spettacolarizzazione, senza alcuna sobrietà. Ma le cose sono andate storte, dal momento che Silvia Romano è sbarcata sorprendendo tutti indossando una larga e lunga tunica verde che la copriva dalla testa ai piedi, lasciandole scoperti quegli occhi sorridenti che neanche la mascherina poteva celare. Si è convertita – dice "senza costrizioni" – all’Islam e si è cambiata nome in Aisha, lasciando di sasso un po’ tutti.
Ma non è questo il punto. Il punto, dicevamo, sta nella comunicazione (sbagliata) di Palazzo Chigi e della Farnesina, che in sostanza ha giocato maggiormente a favore dei terroristi islamici che hanno rapito Silvia Romano, che a protezione di Romano stessa, come ci spiega l’esperto di comunicazione Piero Tatafiore.
"È stata una Caporetto a livello comunicativo. In questa fase delicatissima, e su una vicenda altrettanto delicata come è appunto quella di Silvia Romano, questo governo non dimostra sufficiente attenzione all’importanza della comunicazione istituzionale. Qui, infatti, non si parla della comunicazione di un leader politico, ma del presidente del Consiglio dei ministri…", sottolinea in prima battuta a ilGiornale.it.
Dunque, il comunicatore entra nel merito della questione, al di là delle diatribe tra Conte e Di Maio, Palazzo Chigi e Farnesina (e tutto il discorso sulle rispettive competenze) il fatto importante è il seguente: "Si sono precipitati entrambi, dal momento che, come si suole dire, 'la sconfitta è orfana e la vittoria ha molti padri'. Ovviamente, tutti vogliono prendersi il merito della vittoria e questa su Silvia Romano è stata una bellissima vittoria, visto che è stata salvata la vita a una giovane italiana. E lasciamo fuori dalla porta tutte le polemiche. Però la gestione della comunicazione è stata a dir poco caotica e si è trasformata immediatamente in un boomerang".
Già, un boomerang, un autogol, chiamatelo come meglio preferite, ma è stato un errore marchiano. Che non protegge Aisha e fa il gioco dei suoi rapitori. "Silvia Romano è sbarcata dall’aereo coperta dalla tunica e il fatto che sia vestita in quel modo lascia quasi pensare a uno propagandistico da parte di chi l’ha rapita, ed è probabile che ci sia stato, visto che accade spesso. Per questo in molti altri Paesi, specialmente quelli anglosassoni, impediscono di mostrare le immagini del rilascio proprio per evitare un uso propagandistico dell’ostaggio, e per proteggerlo", puntualizza l’esperto di Italia in Movimento, che dunque aggiunge: "Ci voleva da parte delle istituzioni una sobrietà che non c’è stata e la corsa alla presenza a Ciampino ha portato purtroppo a fare il gioco propagandistico del terrorismo islamico, senza portare alcun vantaggio né a loro, né a Silvia Romano. Anzi, la cosa si è ritorta contro e così non hanno certo fatto il bene di Aisha".Sobrietà questa sconosciuta. Sobrietà che sarebbe stata tanto necessaria quanto dovuta, come nel caso di Giuseppe Megalizzi ucciso in un attentato a Strasburgo a fine 2018: "Ad attendere la sua bara c’era solamente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in maniera molto sobria ma anche molto bella. Però non dobbiamo aspettare la morte per dare esempi di sobrietà".
E poi c’è un'altra questione, quella sempre importante della percezione di chi riceva la comunicazione: "Le immagini di Ciampino hanno, dovute alla conversione di Silvia Romano – anche nell’abbigliamento – hanno stupito gli italiani e la gioia ha in molti casi lasciato spazio allo sbigottimento e in altri anche alla rabbia. Insomma, tenendo in considerazione il fatto che non sono situazioni facili da gestire, dovevano prepararla meglio, così da rendersi conto che la cosa aveva dei punti di criticità da non sottovalutare, possibilmente nel nome della sobrietà e senza fare lo show. Invece, hanno voluto fare propaganda e gli si è ritorta contro", prosegue ancora Tatafiore.
Che prima di salutarci pone una domanda che rilanciamo e facciamo nostra: "Se proprio Conte e Di Maio volevano presenziare a tutti i costi, sarebbe stato bene che lo avessero fatto non a favore di telecamere. E la domanda da porsi è la seguente: se non ci fossero state, sarebbero andati?". A voi le risposte…- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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