Cronache

"Caso speciale, la vera lotta si fa con la diagnosi precoce"

L'oncologo: "Test genetici da effettuare solo se ci sono precedenti in famiglia"

"Caso speciale, la vera lotta si fa con la diagnosi precoce"

Professor Umberto Veronesi, Angelina Jolie aprirà una nuova tendenza contro la lotta ai tumori? Quello di asportare seno e ovaie per prevenzione?

«Non parlerei di nuova tendenza perché i tumori ereditari, come quello che poteva sviluppare Angelina Jolie, sono solo una piccola frazione dei tumori del seno e dell'ovaio. Quindi no, non possiamo parlare di chirurgia preventiva per tutti i tumori femminili. Il pilastro della lotta ai tumori rimane la diagnosi precoce, che aumenta le percentuali di guarigione e permette interventi conservativi. Un discorso a parte va fatto per i tumori che possono insorgere a partire da una mutazione, appunto ereditata, di uno o entrambe i geni Brca1 e Brca2. Queste mutazioni aumentano esponenzialmente il rischio per una donna sana di sviluppare la malattia in forma grave, e quindi la soluzione della chirurgia preventiva può apparire ragionevole».

Dunque lei giustifica questa forma di prevenzione quando c'è una mutazione genetica anche se non copre i rischi di un eventuale tumore al 100%?

«Il 100% non esiste in medicina, ma la chirurgia profilattica è la forma di prevenzione più completa. Se ci sono tutte le condizioni di rischio accertato, la giustifico e la raccomando».

Il controllo genetico potrebbe diventare un esame di routine? E quando lo consiglia?

«I test genetici dovrebbero essere effettuati da tutte le donne che hanno familiarità, cioè uno o più familiari stretti (madre, zia, sorella…) che hanno avuto un cancro del seno o dell'ovaio. Non parlerei di routine perché vanno fatti solo se ci sono casi in famiglia».

È un esame molto costoso?

«Il test in molti casi è prescrivibile dal medico di famiglia e rimborsato dal Sistema sanitario. È un esame semplice: consiste in un prelievo di materiale biologico come il sangue».

Per operazioni di asportazione preventivi, a che età è consigliabile intervenire?

«Dipende. Per il tumore del seno la scelta è personale, mentre per il tumore dell'ovaio esiste un problema obiettivo che è la maternità, che, con l'asportazione delle ovaie, diventa impossibile. Quindi noi consigliamo a chi scopre di avere le mutazioni ereditarie di Brca1 o Brca2 di avere figli appena è possibile, tenendo conto che il tumore ereditario dell'ovaio si manifesta intorno o dopo i 40 anni».

Che conseguenze provoca un'asportazione alle ovaie?

«La conseguenza più grave è la perdita della funzione riproduttiva. Altro effetto è la fine del ciclo mestruale, ma con le terapie ormonali la femminilità può restare intatta».

Che cosa bisogna fare per prevenire questi tumori?

«Per il tumore del seno bisogna sottoporsi agli esami di screening: ecografia annuale a partire dai 30 anni di età, a cui aggiungere la mammografia a partire dai 40. Per il tumore dell'ovaio purtroppo non esistono strumenti di diagnosi precoce efficaci, ma abbiamo scoperto che la pillola ne riduce l'incidenza fino al 50%».

E che successo ha ottenuto la scienza nell'intervenire a tumore conclamato?

«Per il tumore del seno la medicina ha fatto passi da gigante, tanto che oggi è guaribile in media nell'85% dei casi, se diagnosticato per tempo. Per il tumore dell'ovaio, i progressi nella cura sono frenati dalla difficoltà di diagnosticarlo in fase precoce».

Quanto conta, in percentuale, la prevenzione per la lotta ai tumori femminili?

«Abbiamo detto che il 100% non esiste, ma possiamo affermare che la prevenzione è lo strumento più efficace di lotta ai tumori femminili».

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