Catania, arrestati il presidente del Cda e il direttore generale di Banca Base

Insieme a loro indagate 18 persone per il fallimento dell'istituto di credito etneo. I reati vanno dalla bancarotta fraudolenta al falso in prospetto, dall'abusivismo all'aggiotaggio fino all'ostacolo all'esercizio delle funzioni di vigilanza

Catania, arrestati il presidente del Cda e il direttore generale di Banca Base

Due arresti e 18 indagati per il crack della Banca di sviluppo economico di Catania (Base). Sono finiti agli arresti domiciliari il presidente del consiglio d’amministrazione Piero Bottino di 63 anni e il direttore generale Gaetano Sannolo di 47 anni. Le indagini sono state svolte dalla Guardia di Finanza di Catania e dal nucleo speciale di polizia valutaria. Al centro dell’inchiesta lo stato d'insolvenza dell’istituto di credito, dichiarato dal Tribunale civile di Catania nel dicembre 2018 e confermato in appello nell'aprile di quest’anno. Le Fiamme Gialle stanno notificando un avviso di conclusione delle indagini nei confronti di 18 indagati emesso dalla procura distrettuale del capoluogo etneo.

I reati ipotizzati per i dirigenti arrestati e per gli indagati sono in concorso, bancarotta fraudolenta, falso in prospetto, abusivismo, aggiotaggio e ostacolo all'esercizio delle funzioni di vigilanza. Secondo l’accusa, l’operazione dei finanzieri, chiamata Fake Bank, avrebbe permesso di "tracciare la perpetrazione ripetuta di illecite condotte operate dalla governance della 'fallita' banca etnea consistenti in operazioni finanziarie anti-economiche e dissipative del patrimonio societario in dispregio dei vincoli imposti dall'Autorità di Vigilanza".

Come riporta La Sicilia, banca Base è nata nel 2007 e due anni dopo ha iniziato le sue attività, aprendo due sportelli a Catania e Misterbianco. In dieci anni, l’istituto di credito è stato sottoposto a 4 ispezioni (2010, 2013, 2015-2016, 2017-2018) di Bankitalia, dalle quali sono emerse fin dall’inizio le difficoltà di realizzazione del suo progetto industriale, in quanto la redditività della banca aveva subìto delle perdite sui crediti. I giudizi di Palazzo Koch sono stati sempre più critici e nel giugno del 2016 Bankitalia ha imposto all’istituto di credito etneo di avviare un piano di ripatrimonializzazione mediante l’intervento di partner bancari di adeguato livello e, allo stesso tempo ha vietato l’erogazione di nuove linee di credito e l’ampliamento di quelle esistenti.

Richiami che sono stati però inascoltati e così l’autorità di vigilanza ha richiesto il commissariamento di banca Base, sancito poi dalla Regione Sicilia il13 febbraio 2018. Nel frattempo le attività e le passività dell’istituto di credito sono state cedute alla Banca Agricola Popolare di Ragusa e il 24 dicembre 2018 il tribunale di Catania ha dichiarato lo stato d’insolvenza di banca Base.

In merito al processo di ripatrimonializzazione chiesto da Bankitalia, i due manager avrebbero informato il cda di aver acquisito un ordine di pagamento di 2,5 milioni di euro proveniente da una società britannica, proprio al fine di salvare l’istituto di credito. Secondo le indagini, tutto questo sarebbe avvenuto qualche giorno prima del commissariamento ma il documento in questione sarebbe senza data e si nutrono forti dubbi sulla sua autenticità.

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