È vero che in questi ultimi anni la politica italiana ha dimostrato una certa fluidità, con confini sempre più variabili e imprevedibili al punto che oggi lo stupore diventa necessariamente un concetto relativo. Abbiamo prima visto Matteo Salvini fare un governo con il M5s e poi, solo un anno dopo, il Pd sostenere un nuovo esecutivo sempre con il Movimento di Luigi Di Maio. Pure avvezzi alle sorprese, però, in pochi si sarebbero aspettati di vedere Romano Prodi tendere una mano al suo ultra ventennale avversario Silvio Berlusconi. Il cui ingresso in maggioranza, dice il Professore dalla Repubblica delle Idee di Bologna, «non sarebbe un tabù». Anche perché, aggiunge con un sorriso, «la vecchiaia porta la saggezza». Parole che, proprio perché arrivano dal politico che più volte e più a lungo ha incrociato i guantoni con il leader di Forza Italia, non potevano non creare fibrillazioni.
È vero che il Professore è convinto che la priorità del Paese sia quella di evitare il voto anticipato qualunque cosa succeda a settembre, quando gli effetti del Covid-19 sulla crisi e il contraccolpo delle elezioni regionali potrebbe far andare in fibrillazione il governo. Perché, è il senso dei suoi ragionamenti in privato, «se si torna alle urne vincerebbe un centrodestra a trazione Salvini-Meloni con il rischio di mettere in discussione il ruolo dell'Italia in Europa». La priorità, dunque, è che ci sia una maggioranza che scongiuri le urne qualunque cosa succeda. Non si può trascurare il fatto, però, che l'ex presidente della Commissione Ue è persona pacata e misurata nelle esternazioni pubbliche. E quella di mercoledì sera non è altro che la rappresentazione di un sentimento ampiamente condiviso nel Pd ormai da mesi. Lo confermano non solo le dichiarazioni pubbliche di alcuni big di largo del Nazareno (il vicesegretario dem Andrea Orlando, per esempio) ma anche i contatti delle ultime settimane tra i vertici del Pd e i soliti ambasciatori di Berlusconi.
Sono tutti pezzi di un puzzle, che si va componendo su uno scenario ancora non chiaramente prevedibile. Ma, almeno ad oggi, mettendo insieme i pezzi è evidente il tentativo di creare le condizioni affinché una collaborazione tra la maggioranza e Forza Italia possa essere in un domani praticabile. In che forme è tutto da vedere, anche perché l'ingresso tout court degli azzurri in un esecutivo Pd-M5s sarebbe difficilmente percorribile (per tutti e per ragioni diverse). Però, se il Movimento dovesse perdere pezzi in Parlamento e se all'election day di settembre seguissero fibrillazioni importanti, un rapporto più dialogante con Forza Italia potrebbe far comodo. D'altra parte, sono in molti a pensare che la cosiddetta «maggioranza Ursula» (Ppe-Pse-M5s) - che un anno fa votò la presidente della Commissione Ue - sia l'unica alternativa possibile all'attuale schema Pd-M5s che sostiene il governo guidato da Giuseppe Conte.
Il leader di Forza Italia, da parte sua, si gode una ritrovata centralità politica. Dettata da un'agenda che vede a fine settembre una tornata elettorale piuttosto complicata per la maggioranza e in particolare per il Pd (che rischia di perdere due Regioni chiave come Puglia e le «rosse» Marche), appuntamento che potrebbe saldarsi con l'aggravarsi della crisi economica. La previsione che rimbalza nei corridoi dei Palazzi romani, insomma, è che il governo andrà incontro a fortissime fibrillazioni, legate anche alle tensioni interne al M5s. Di qui la mano tesa a Forza Italia, che in Parlamento conta numeri importanti (95 deputati e 59 senatori). L'ex premier, però, si chiama fuori e spiega che non intende «sostenere politicamente» né oggi né domani l'esecutivo Conte. Diverso, puntualizza, il discorso della «collaborazione istituzionale come già avvenuto con altri governi». D'altra parte, sullo sfondo restano altre due date centrali.
La prima è quella del 4 agosto del 2021, quando scatterà il semestre bianco e per Sergio Mattarella non sarà più possibile sciogliere le Camere. La seconda cade a febbraio 2022, quando il Parlamento si riunirà per votare il nuovo presidente della Repubblica. Una partita che Berlusconi potrebbe voler giocare forte dei suoi attuali gruppi parlamentari.
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