Politica

Che follia: vietato dire "jihad"

Se non puoi cambiare la realtà, trasforma il linguaggio con cui viene nominata. È questa la strategia dei nuovi persuasori occulti che si battono per le minoranze, non più per la loro sacrosanta tutela

Che follia: vietato dire "jihad"

Se non puoi cambiare la realtà, trasforma il linguaggio con cui viene nominata. È questa la strategia dei nuovi persuasori occulti che si battono per le minoranze, non più per la loro sacrosanta tutela, ma per l'affermazione dei loro valori a discapito di quelli della maggioranza dei cittadini - la chiamiamo «tirannia delle minoranze». Non è un caso che tutte le commissioni e i progetti di legge contro l'odio e la fobia, dall'islamofobia alla omotransfobia, si pongano come primo obiettivo cambiare le parole e introdurre una lingua nuova, che ci riporta immediatamente a George Orwell ma forse ancor più al Mondo nuovo di Aldous Huxley. Tra le minoranze più agguerrite, anche perché dispongono di finanziamenti esteri non indifferenti, ci sono le organizzazioni islamiche. Che, apprendiamo da un articolo del Times di Londra di ieri, vorrebbero che la polizia inglese non chiamasse più islamisti gli attentati... islamisti. Finora i termini usati dalle forze dell'ordine d'oltre Manica, che hanno dovuto far fronte a decine di attentati, dai più sanguinosi a quelli quotidiani al coltello degli ultimi tempi, sono «terrorismo islamista» o «jihadista». Non va bene, si alberga un sindacato islamico della stessa polizia inglese: bisogna sostituirli con «terrorismo ispirato alla fede», «terrorismo basato su motivazioni religiose» oppure «afferente all'ideologia di Osama bin Laden». E qui capiamo subito come i correttori del linguaggio finiscano per precipitare nella stupidità o nella mala fede. A parte che non tutti i terroristi islamisti si ispirano a Osama, questa ideologia cos'era? Sovranismo? (Scherziamo, ma su un grande giornale italiano abbiamo letto giorni fa di un Erdogan sovranista).

Ancora più ridicola la proposta di chiamare le mattanze islamiste «terrorismo ispirato alla fede». Quale fede? Il buddhismo? Lo zoroastrismo, che nel Regno Unito sta crescendo? O magari la fede nel Liverpool o nel Manchester? È chiaro che l'obiettivo dei gruppi di pressione islamici è soprattutto uno: il cristianesimo. Che il sindacato di polizia islamico afferma essere all'origine di atti terroristici tanto quanto l'islam: certo, quanti ne abbiamo visti in questi anni di attentati cristiani! Bisogna però notare quanto i musulmani abbiano gioco facile, di fronte a un cristianesimo e ai suoi vertici ecclesiali che, diversamente dai tempi di Papa Benedetto XVI, non hanno colto, o fanno finta di non aver capito, la sfida in atto. Proprio in Uk abbiamo sentito, al tempo dell'abbattimento delle statue, un importante prelato anglicano affermare che il cristianesimo pecca per essere una religione bianca... Andatelo a dire alle migliaia di cristiani africani ammazzati, anche dagli islamici, per la loro fede. Abbattere le parole può sembrare forse meno traumatico che distruggere le statue o bruciare le cattedrali, ma l'obiettivo è lo stesso: svuotare l'identità dell'Occidente.

Non possiamo permetterlo.

Commenti