Cronache

In chiesa il bollettino parrocchiale anti-dl Salvini: "Mette migranti in strada"

A Schio il bollettino dell'Unità pastorale prende di mira il decreto Sicurezza voluto da Salvini. Alex Cioni: "Propaganda politica"

In chiesa il bollettino parrocchiale anti-dl Salvini: "Mette migranti in strada"

Dal Papa ai vescovi, passando per i preti è tutto un lottare contro il decreto Sicurezza. Abbandonato lo storico "Dio ti vede, Stalin no" e dismesse le omelie in favore della Democrazia Cristiana, ora in Chiesa si combatte la partita pro-migranti. Tanto che anche nei bollettini parrocchiali arrivano "scomuniche" indirizzate contro il dl promosso da Salvini.

Dopo il parroco di Genova che non celebra la Santa Messa di Natale e chiude la chiesa contro il leghista, dopo le prediche sul Gesù migrante che oggi "non si sarebbe salvato", ora è il turno dell'Unità pastorale di Schio Est (Vicenza). Il bollettino settimanale contiene in prima pagina una riflessione sul decreto Sicurezza dal titolo "Preoccupati per il Paese e vicini a chi soffre".

Don Matteo Zorzanello e compagni riconoscono che "negli ultimi giorni" (solo giorni?) "nel nostro paese" c'è una sempre "maggiore richiesta di sicurezza" in ogni senso: lavorativa, occupazionale, abitativa e "nei confronti dei migranti". Analisi condivisibile. Solo che poi i parroci si scagliano contro il dl Sicurezza che "si propone di dare una risposta a queste legittime richieste". Una riflessione indirizzata a tutti i parrocchiani e senza appelli. "A una prima riflessione circa le conseguenze che alcune scelte operative potranno avere nell'immediato - scrivono i sacerdoti - si comprende che il decreto potrebbe creare maggiore confusione, mettendo fisicamente sulla strada molte persone prima accolte in strutture predisposte, con la conseguenza di aumentare le situazioni di insicurezza e tensione".

Il riferimento sembra essere alla trasformazione degli Sprar, ora preclusi a chi non ha la protezione internazionale. Ed è per queste ragioni che i cinque don di Schio esprimono "preoccupazione" di fronte "a un decreto che rischia di aggravare situazioni di tensione nel paese, che potrebbe relegare sempre più ai margini chi già si trova in situazione di bisogno e ricerca di speranza".

Per carità, ognuno è libero di dire la sua. Pure parroci, parrocchie e parrocchiani. Anche la Chiesa l'ha sempre fatto e la Cei è legittimata a farlo. Resta il fatto che ormai siano molti i preti scesi in campo per combattere i "populisti" di ogni ordine e grado.

"Proprio per la posizione che i parroci rivestono nelle comunità - attacca Alex Cioni, portavoce del Comitato di cittadini PrimaNoi di Schio- riteniamo che dai loro pulpiti dovrebbero essere più cauti nell’esprimere giudizi così perentori nei confronti di provvedimenti che hanno l’obiettivo di ristabilire un po' di ordine". Per Cioni si tratta di "propaganda politica" in bollettini parrocchiali che "diffondono posizioni di natura squisitamente politica".

Bisogna anche sfatare un mito. Il decreto Sicurezza non metterà "fisicamente sulla strada" nessuno, men che meno i migranti. O non molto più di prima. La norma interviene infatti a sanare il caos creato in precedenza da un sistema pensato male e realizzato peggio. Lo Sprar (sistema di seconda accoglienza) nasce infatti per i profughi che hanno già ottenuto protezione internazionale (permesso di lungo periodo) per garantirgli formazione e integrazione sociale. Solo che in passato vi potevano accedere anche richiedenti asilo e titolari di permessi umanitari, saturando così il sistema.

Un cortocircuito bocciato anche dalla Corte dei Conti: "Si dovrebbe evitare - si legge nell'ultima relazione - di riconoscere un 'diritto di permanenza indistinto' a tutti coloro che sbarcano e, quindi, ammettere un’accoglienza di molti mesi (se non anni) durante i quali i migranti, non avendone titolo, vengono di fatto inseriti anche nei percorsi di formazione professionale finalizzati all’integrazione, con oneri finanziari gravosi a carico del bilancio dello Stato". Lo dicono i magistrati contabili.

E non era una predica.

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