I cattolici si spaccano sul ddl Zan

Tra chi rifiuta qualunque dialogo e chi si dice possibilista sull'approvazione di una legge, c'è un clima di spaccatura anche all'interno della Chiesa cattolica

I cattolici si spaccano sul ddl Zan

C'è chi pensa che il dialogo sia un dogma e chi ritiene che il miglior dialogo sia quello dei "no" privi di diritto d' appello. I cattolici, ancora una volta, sono protagonisti di un distinguo. È una storia antica, che da qualche anno soffre d'inflazione giornalistica: la base "contro" i vertici, le istituzioni "contro" i fedeli, la "piazza" "contro" i vertici che non mobilitano più. Dove "contro" significa soprattutto avere una strategia in testa molto diversa.

L'oggetto della dialettica, in questa circostanza, è il Ddl Zan. Quello attorno cui pure la politica si divide senza nascondersi. Il cardinal Gualtiero Bassetti, che non è un ecclesiastico qualunque considerata la presidenza della Conferenza episcopale italiana, è parso possibilista. Spiegando, certo, che sei debba correggere. Ma Bassetti non ha chiuso all'ipotesi approvazione. Il che, dando uno sguardo ai toni utilizzati dagli emisferi culturali cattolici sulla proposta in discussione in Parlamento, costituisce di per sé una notizia.

"Guardi - ha detto infatti il cardinale in un'intervista rilasciata a IlCorrieredellaSera - , che ci si ponga il problema di difendere le persone omosessuali da insulti omofobi, aggressioni o violenze, per me non è né è mai stato un problema, ci mancherebbe. Tutte le creature devono essere difese, protette e tutelate. Però la legge dev'essere chiara e non prestarsi a sottintesi". Il disegno di legge insomma necessità di chiarimenti, ma non c'è una contrarietà di partenza. Per chi in questi giorni scende in piazza per motivare la fermezza dei suoi "no", è un apriti cielo o quasi.

La questione posta dal cardinale sembra essere questa: meglio "correggere" che "affossare". Poi il cardinal Bassetti specifica: "Io ho sempre sostenuto che non ci fosse bisogno di questo disegno di legge perché c'è già tutta una legislazione sufficiente a tutelare le persone contro le discriminazioni e le violenze - ha dichiarato il porporato italiano -. Non ne vedevo la necessità, tutto qui. Ma è chiaro che se poi decidono di andare avanti, non è una questione che spetti a me decidere, c'è un Parlamento. Se si ritiene utile una legge specifica contro l'omofobia, va bene, come dicevo non è certo questo il problema". Qual è la sostanziale linea di demarcazione tra l'atteggiamento di Bassetti e quello della base dei cattolici? L'apertura, che forse per Bassetti è opportuna. Ma che per tanti cattolici proprio non lo è. Per il cardinale, il Ddl Zan va corretto. Per i cattolici che si stanno mobilitando nelle piazze italiane bisogna proprio "affossarlo". E non si tratta - com'è stato spiegato in più circostanze -, di essere omofobi, ma di avere delle perplessità riguardo l'impostazione stessa del disegno di legge ed i suoi effetti.

Del resto, il sociologo Luca Ricolfi, che dal centrodestra o dall'"oscurantismo" cattolico non proviene di certo, ha palesato qualche perplessità, in diretta durante un'edizione recente di Quarta Repubblica. L'omofobia esiste e su questo i dubbi sono pochi. Il tema semmai è comprendere come e se intervenire. Tra chi pensa che un ddl come quello promosso da Zan e dalle forze progressiste sia necessario e chi invece è certo che l'attuale sistema giuridico fornisca già tutti gli strumenti per punire chi lo merita ce ne passa.

Il linguaggio del vescovo Antonio Suetta, ad esempio, non è apparso simile a quello di Bassetti: Il disegno di legge Zan - ha detto il vescovo di Ventimiglia-Sanremo all'Adnkronos - "sovverte la legge di Dio oltre che quella naturale". Sono più o meno i toni di certi pro life, che però nelle mobilitazioni sono da tempo maggioritari. La negazione della legge di Dio, secondo il vescovo Suetta, non è certo intravedibile nella parte del Ddl che intende contrastare le discriminazioni. Semmai "la negatività grave della legge Zan - insiste il presule - è l'introduzione delle tematiche relative all'ideologia gender che rappresentano il sovvertimento della legge naturale e della legge di Dio. Della legge naturale perché un maschio è un maschio, una femmina è una femmina. Poi - chiosa Suetta - è evidente che ogni persona va rispettata per l'orientamento sessuale che esprime indipendentemente dalle valutazioni che ognuno può dare". Dicevamo del dialogo.

Cercando d'interpretare le parole del secondo ecclesiastico, è lecito notare come le aperture, se ci sono, siano molto meno marcate. Il dialogo è o non è un dogma? E dialogare significa assecondare l'approvazione della legge, previo magari modificare le parti meno accettabili per le istituzioni ecclesiastiche? La differenza risiede in questo passaggio, che però è focale. Un po' perché racconta molto del tipo di battaglia che i cattolici intendono condurre sulla bioetica, vero banco di prova dell'Occidente e dell'umanità che verrà. E un po' perché segna anche il passo dell'atteggiamento della Chiesa cattolica nei confronti dei partiti dell'arco progressista, vediamola così. Il Papa è un oppositore assoluto del gender.

Eppure, in alcuni contesti ecclesiastici, la tanto osteggiata "teoria" (non ci riferiamo alle dichiarazioni di Bassetti bensì alla spinta culturale proveniente, ad esempio, da alcuni ambienti ecclesiastici nord americani) ha trovato spazio, e persino sostenitori. Sono diversità legittime e consuete per il dibattito pastorale. Ma forse sono pure distinguo che contribuiscono a "rompere" o comunque ad indebolire il fronte dei cattolici.

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