Il caso delle presunte molestie avvenute in Vaticano, proprio sotto la cupola di San Pietro, continua a far discutere. Ad alzare il tiro sulla vicenda - adesso - è Don Roberto Pandolfi, un sacerdote della diocesi di Como, che ha dichiarato - come riporta Il Corriere di Como - che l'idea per cui le alte sfere curiali sarebbero impegnate "a far magagne o a nasconderle al momento in cui vengono scoperte" sta pericolosamente diffondendosi. "Dobbiamo recuperare un po’ di credibilità" - ha affermato il sacerdote - "Non possiamo lasciare che il messaggio evangelico non venga preso in considerazione per l’inadeguatezza di qualche prete o di qualche vescovo e non possiamo trincerarci continuamente dietro il fatto che siamo tutti uomini e peccatori". La Diocesi di Como - sarà bene ricordarlo - è quella nella quale il "seminarista", cioè l'accusato delle presunte molestie che sarebbero avvenute all'interno del preseminario San Pio X, sarebbe stato ordinato sacerdote. Parole - queste di Don Roberto - che non lasciano spazio ad interpretazioni.
La storia è presente nel libro "Peccato originale" di Gianlugi Nuzzi. Le Iene - nell'arco di queste settimane - hanno poi approfondito il tutto portando alla luce una serie di testimonianze che confermerebbero interamente gli accadimenti. Il seminarista, insomma, da quanto è emerso, potrebbe aver realmente fatto quanto contestatogli inizialmente solo da un esposto di Kamil, un giovane preseminarista polacco che aveva sollevato il problema all'epoca dei fatti. E così, Don Roberto, intervenuto sul sito internet della parrocchia in cui opera, non le ha mandate a dire e ha parlato di una "dilagante sfiducia nelle gerarchie ecclesiastiche… non tra i “lontani"… ma tra i "vicini", tra i frequentatori della messa e dell’oratorio". Gaetano Pecoraro de Le Iene, nell'ultimo servizio mandato in onda sul caso, è riuscito ad intercettare il vicario giudiziale che si era occupato fattivamente della questione. Strabellini, questo giudice ecclesiastico, ha in qualche modo ammesso l'esistenza di possibili tentativi atti ad evitare che il caso esplodesse.
Il cardinale Comastri, poi, ha specificato tramite una dichiarazione all'Ansa di non aver insabbiato nulla. Il Vaticano, intanto, ha già dichiarato di aver riaperto l'indagine a causa dei "nuovi elementi recentemente emersi".
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