"Ci escludete", "Non è vero": scontro su Sophia tra Germania e Italia

Berlino accusa Roma di aver relegato le sue navi a compiti inutili. Ma il governo italiano: "Partecipano a pieno titolo"

"Ci escludete", "Non è vero": scontro su Sophia tra Germania e Italia

La decisione della Germania di uscire dalla missione Sophia, l'operazione messa in piedi dall'Ue per contrastare l'immigrazione clandestina,

"Il comando italiano ha spedito la Marina tedesca da quasi un anno negli angoli più remoti del Mediterraneo", sostiene il ministero della Difesa tedesco, "E dato che là non ci sono rotte di profughi né di contrabbandieri, da almeno sei mesi noi non abbiamo avuto un compito sensato in quelle tratte di mare. Ora è importante che a Bruxelles si chiarisca qual è il compito della missione". La Germania sostiene anche che l'Italia ha cambiato priorità alla missione, puntando sul contrabbando di armi piuttosto che sulla lotta agli scafisti.

Accuse respinte categoricamente dal governo italiano. "Hanno partecipato a pieno titolo a tutte le missioni", dicono all'agenzia Adnkronos, fonti a Roma e Bruxelles, "I tedeschi hanno più volte partecipato alle missioni di search and rescue".

In serata lo strappo sembra essersi ricucito. Almeno in parte. "Mi ha informato che non vogliono ritirarsi da Sophia", ha detto il premier Giuseppe Conte dopo aver incontrato Angela Merkel, "Ho approfittato per ribadire che per Sophia dobbiamo trovare un meccanismo diverso da quello che è stato applicato. In caso di operazioni di salvataggio, i migranti vengono portati nel porto più vicino italiano. Questo non è accettabile vogliamo una responsabilità condivisa anche in ordine agli sbarchi. Le ho detto che tutti dobbiamo lavorare su questo. In sè l'operazione è importante e strategica ma se prelude a questo risultato è inaccettabile".

Il conflitto su Sophia dura dallo scorso luglio, quando il governo italiano decise unilateralmente di vietare gli sbarchi di migranti salvati in mare dalle navi Ue nei porti italiani, come previsto dal piano operativo della missione. All'epoca, la minaccia degli altri paesi di porre fine alla missione costrinse Roma a riaprire i porti. In cambio il governo ottenne l'avvio di un negoziato per modificare le regole sugli sbarchi. Ma sei mesi di negoziati non hanno portato frutti. Di fronte allo stallo e alla scadenza della missione alla fine del 2018, a dicembre gli Stati membri hanno deciso una proroga tecnica di Sophia fino al 31 marzo prossimo.

Da allora le posizioni degli Stati membri non sono cambiate. Tutti gli Stati membri riconoscono l'importanza di Sophia, che dal 2015 a oggi ha fermato e consegnato all'Italia 151 presunti trafficanti di uomini e distrutto 561 imbarcazioni usate per le attraversate dei migranti. Inoltre continua a raccogliere informazioni di intelligence sulla rotta del Mediterraneo centrale. Nel mandato rientra anche l'addestramento della Guardia costiera libica che, grazie all'Ue e all'Italia, si è messa a operare in una "Sar zone" più ampia, aumentando in modo significativo il numero di migranti intercettati e riportati in Libia. Le attività di ricerca e soccorso non sono parte del mandato di Sophia, anche se per rispettare gli obblighi del diritto internazionale del mare dal 2015 le navi che hanno partecipato alla missione hanno salvato 45.000 migranti. Ma nella seconda metà del 2018 il numero di salvataggi in mare si è praticamente azzerato. "L'Italia non ha mai chiesto la chiusura di Sophia ma che siano cambiate, in rigorosa e doverosa coerenza con le conclusioni del Consiglio Europeo di giugno 2018, le regole relative agli sbarchi delle persone salvate in mare", ha detto il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi.

Il tema dovrebbe tornare nuovamente all'ordine del giorno del Comitato Politico e di Sicurezza dove sono rappresentati gli ambasciatori dei 28. Ma - secondo diversi diplomatici - la partita si gioca più a Roma che a Bruxelles. "Tocca al governo italiano decidere se è suo interesse continuare o meno con Sophia", dice uno di loro.

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