Piazza Castello a Torino trasformata in piazza delle libertà. Quarantamila persone si sono ritrovate spontaneamente insieme, senza sventolare alcuna bandiera politica, per dire basta ai «No Tav» ma ancora prima «no» alle politiche illiberali e oscurantiste di questo governo. La manifestazione di ieri ricorda, nella composizione sociale dei partecipanti e financo nel loro numero, la marcia che nel 1980 - guarda caso sempre a Torino - segnò la svolta, meglio sarebbe dire la fine, della sciagurata stagione sessantottina. È la cosiddetta «maggioranza silenziosa» che decide di rompere il silenzio e di metterci la faccia. Una faccia normale, non rabbiosa ma rassicurante, preoccupata del suo futuro perché vede un presente violento, ipocrita e demagogico, in altre parole pericoloso.
Questa piazza è il primo segno tangibile dal 4 marzo, giorno delle ultime elezioni, ad oggi che c'è vita oltre i Cinquestelle. Altro che «puttane» e «infimi sciacalli» come Di Battista e Di Maio hanno definito noi giornalisti per aver raccontato per filo e per segno le vicende giudiziarie della sindaca Raggi - ieri assolta in primo grado - come si conviene in una democrazia. Il problema della Raggi - come del resto quelle della sua collega Appendino sindaca di Torino - non sono eventuali reati ma l'assoluta e conclamata incapacità a governare che nessuna assoluzione potrà mai mitigare. La gente in piazza ieri a Torino, come noi, non chiedeva manette ma libertà di impresa e di pensiero. Anche noi siamo felici per la Raggi (non abbiamo mai tifato per la sua condanna, solo raccontato), meno per i romani che non per nostra volontà ma per l'ipocrita statuto dei Cinquestelle se ne sarebbero probabilmente liberati se la signora non fosse stata assolta.
La piazza di Torino è la nostra piazza, moderata e pacifica. Le «puttane» e gli «infimi sciacalli» li lasciamo volentieri a Di Battista, a Di Maio, ai loro parenti e amici che di quelle cose se ne intendono. L'insulto è l'anticamera della resa, l'arma di chi non ha più frecce al suo arco. La gente qualunque in piazza a reclamare libertà è invece una bomba che produce effetti micidiali e non c'è offesa o sopruso che possa fermarla.
Mi chiedo per quanto tempo ancora Salvini possa tenere i piedi in due scarpe. Quella piazza vuole e cerca un leader che la rappresenti, ma questo leader non può essere allo stesso tempo complice di Di Maio. Da ieri il momento della verità è più vicino.
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