Cronache

Col milione di euro per Carola si costruivano 350 pozzi in Africa

La corsa buonista a coprire le spese legali di Carola Rackete. Raccolti 1,4 milioni di euro che finiranno alla Sea Watch

Col milione di euro per Carola si costruivano 350 pozzi in Africa

Carola è libera. Ma le magagne legali del "capitano" della Sea Watch 3 non si chiudono con l'ordinanza emessa ieri dal Gip di Agrigento. I pm l'hanno indagata, oltre che per "resistenza e violenza" contro la Gdf, anche per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Per la Rackete si prospetta una complessa battaglia giudiziaria che avrà dei costi, compresauna multa da 16mila euro per aver violato le norme contenute nel decreto Sicurezza Bis. Ma i soldi non saranno un problema.

I fan dell'accoglienza si sono infatti già attivati per la "capitana" 31enne. In Germania due conduttori televisivi, Jan Böhmermann e Klaas Heufer-Umlauf, hanno dato vita ad una raccolta fondi per "salvare i soccorritori del mare", "sostenere" il "capitano incarcerato" e l'equipaggio di Sea Watch. In pochi giorni il contatore delle donazioni ha toccato quota 963.673 euro. Una cifra enorme. A questo milioncino vanno aggiunti i 437.786 euro di una "raccolta fondi per le spese legali e le sanzioni per Sea Watch" nata in Italia e diffusa su Facebook. In totale fanno 1,4 milioni di euro abbondanti. Non pochi, anzi tantissimi. Risorse che (almeno per la parte italiana) nel caso "non fosse necessario" utilizzarle "rimarranno a disposizione dei Sea Watch per la prossima missione" alla ricerca di immigrati.

Per carità, ognuno investe le proprie risorse come vuole. Ma se quel milione e mezzo di euro, invece di finire nelle casse di una Ong che pattuglia le coste della Libia, defluisse altrove? Magari per aiutare la popolazione africana a non emigrare, a costruire infrastrutture o a ridurre la carestia.

Avete idea di quante cose si possono fare con 1.401.459 euro? Proviamo a fare qualche esempio. L'Azione per un mondo unito (Amu) con 570mila euro sta sostenendo un progetto in Burundi per edificare un acquedotto di 23km, 32 punti d'acqua, 20 servizi igienici e promuovere attività di microcredito. In tutto verranno spesi 571mila euro, un terzo di quanto raccolto per Rackete. Con quel milione abbondante di euro, per dire, si potrebbero acquistare 170 serbatoi da 30 metri cubi per garantire acqua potabile a chi non ne ha.

La domanda è: perché investire così tanto in attività di soccorso ormai marginali? Per il pm Luigi Patronaggio, infatti, dei migranti sbarcati ad Agrigento "quelli soccorsi dalle Ong sono una porzione assolutamente minore e, per quanto riguarda il 2019, statisticamente insignificante". Il fatto è che l'azione delle Ong in realtà sembra tradire anche un intento politico. O almeno ideologico. Non vogliono che la Guardia costiera libica riporti a Tripoli i migranti. E considerano solo l'Italia come "porto sicuro" più vicino dove sbarcare quelli che fanno salire a bordo. Portare avanti questo braccio di ferro con Salvini, però, sta drenando risorse ingenti che sarebbero potute finire altrove.

Mani Unite Onlus quantifica in 2.800-4.000 euro il prezzo di un pozzo di profondità media di 70 metri. Con i soldi donati a Rackete se ne potrebbero realizzare 350 in Mozambico. Ancora? Un pozzo artesiano in Togo può arrivare a costare 10mila euro, ma con quel milione e mezzo se ne regalerebbero 15 a chi è costretto a fare decine di chilometri per abbeverarsi.

Il discorso è serio, non strumentale. In Africa 321 milioni di persone non hanno accesso all'acqua potabile. Per la mancanza di acqua pulita muore un neonato al minuto e le malattie connesse all'igiene uccidono 1 milione di africani all'anno. Fare la conta dei morti è orribile, ma nel Mediterraneo nel 2018 ne sono affogati 2.299.

Ecco. Sappiate che con 2mila euro all'Amref si potrebbero donare 4mila litri di acqua pulita. I sostenitori di Carola avrebbero potuto portare in Africa 2,8 milioni di litri.

Ma hanno preferito sovvenzionare Sea Watch.

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