Cronache

"Colpa della lobby infernale italiana". L'ultimo attacco dalla Francia

In un video pubblicato su Twitter Michel-Edouard Leclerc, patron dell'omonima catena di supermercati, accusa la "lobby infernale italiana" di aver bloccato il Nutriscore e chiede alla Commissione Ue di renderlo obbligatorio in tutta Europa

"Colpa della lobby infernale italiana". L'ultimo attacco dalla Francia sul Nutriscore

"Quando abbiamo iniziato questo mandato, la battaglia sul Nutriscore sembrava totalmente persa oggi invece possiamo dire che forse la partita è chiusa ma per l'etichetta a semaforo". Lo ha detto oggi il ministro dell'Agricoltura, Stefano Patuanelli, in Lussemburgo, dove ha partecipato al Consiglio Agrifish. Il riferimento è alle parole di Claire Bury, vice direttrice della Direzione salute della Commissione Ue, che nelle scorse settimane aveva annunciato come l’esecutivo europeo, che entro il 2023 dovrà varare un regolamento comune per l’etichettatura fronte pacco negli Stati membri, si starebbe orientando verso "sistemi di etichettatura che tengono in considerazione la quantità giornaliere degli alimenti".

Insomma, tutto il contrario del Nutriscore, il cui algoritmo si limita a calcolare i valori nutrizionali per cento grammi di prodotto, senza tenere conto, a differenza di altri sistemi, come il Nutrinform Battery, sostenuto dal governo italiano, delle abitudini alimentari dei consumatori. Il meccanismo ha generato storture palesi: una delle più eloquenti è la C gialla con cui veniva contrassegnato l’olio d’oliva. L’oro verde ricco di antiossidanti e polifenoli, finiva così per essere considerato meno salutare di un piatto di patatine fritte.

Grazie ad una serie di modifiche ora il prodotto viene contrassegnato tra la A e la B. Ma il sistema continua a non far differenza, come notava recentemente la Ong belga Safe Food Advocacy Europe, tra olio extravergine e olio di sansa. Il consumatore penserà di fare una scelta equivalente e potrebbe essere portato ad acquistare quest'ultimo, meno caro del primo. Peccato che l'olio evo contenga 77 grammi su 100 di grassi monoinsaturi contro gli 8 su 100 di quello di sansa, oltre che un quantitavo maggiore di vitamine e antiossidanti.

Limiti che evidentemente sono apparsi chiari anche alla Commissione Ue. Secondo fonti vicine al dossier, grazie al pressing della cordata di Paesi contrari all’adozione dell’etichetta a semaforo capitanata dall’Italia, e anche al fatto che da gennaio la Svezia, che adotta un sistema diverso dal Nutriscore, assumerà la presidenza di turno dell’Ue, sembra che l’idea di proporre il semaforo ideato dal nutrizionista francese Serge Herchberg come etichetta comune sia tramontata.

L'accusa sui social

I fan del bollino a colori che premia gli alimenti ultra processati però non si rassegnano. E ieri a far discutere è stata la presa di posizione di Michel-Edouard Leclerc, presidente dell’omonimo gruppo francese di supermercati, che in un video pubblicato su Twitter ha accusato la "lobby infernale italiana" di voler affossare l’etichetta a semaforo. "Sostengo la battaglia per rendere obbligatorio il Nutriscore in Europa, è una questione di salute pubblica", ha scritto poi in un altro tweet, rivolgendosi direttamente alla Commissione Ue. Parole che hanno suscitato una dura reazione da parte del governo italiano.

"Si cerca in ogni modo di screditare il nostro Paese perché è stato il primo e quello che con maggiore forza ha evidenziato tutte le contraddizioni e le carenze di questo sistema di etichettatura a colori, che non informa i consumatori ma punta soltanto a condizionare le loro scelte", ha commentato il sottosegretario all’Agricoltura, Gianmarco Centinaio. "Sempre più Paesi sono scettici, - ha aggiunto - e i dubbi crescono all'interno della stessa Commissione Ue. Infatti non sarà il Nutriscore il sistema a essere proposto da Bruxelles come modello unico di riferimento a livello comunitario. Una sconfitta che non deve andar giù facilmente a chi come Leclerc ha scommesso e investito tanto sul Nutriscore perfino con campagne pubblicitarie". "Le lobby infernali sono altrove, non nel nostro Paese, si pensi al bene dei consumatori Ue che hanno diritto di essere correttamente informati e non solo a vendere", è la conclusione del senatore leghista.

Anche il collega Francesco Battistoni, sottosegretario al Mipaaf, di Forza Italia, sottolinea come "chi parla di lobby contro questo perverso meccanismo non conosce la nostra storia e non basa le proprie teorie su elementi scientifici tangibili. Il nostro lavoro di frontiera nei confronti del Nutriscore serve per porre un argine alla disinformazione ed ai prodotti ultralavorati nella nostra dieta". "L'Italia, - incalza - con buona pace di Leclerc, non metterà mai davanti il tema delle vendite rispetto alla tutela del consumatore e della salute pubblica".

A replicare alle affermazioni dell’imprenditore francese è anche il senatore di Fratelli d’Italia, Patrizio La Pietra. Sono "fuorvianti" e "fuori luogo", spiega, perché si basano "soltanto sul concetto che con questo tipo di etichetta non calano le vendite". "Non dobbiamo arrenderci di fronte alle lobby del cibo spazzatura, della carne sintetica, dell'omologazione al ribasso dei prodotti alimentari, ma anzi incentivare le qualità e le eccellenze a favore di tutti i consumatori.

Per questo – conclude - non ci fermeremo al contrasto del Nutriscore, e lo faremo a favore dei prodotti italiani, ma anche francesi, spagnoli e di tutte le eccellenze europee".

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