Papa Francesco è stato chiaro sulle trame "contro" di lui, ma il cardinale e segretario di Stato Pietro Parolin ha forse voluto, con molta semplicità e senza retropensieri, abbassare i toni sulle voci di "complotto". La questione attiene tanto alla realtà quanto alla narrativa: in Vaticano esiste o no uno scontro attorno alla figura del pontefice regnante? In fin dei conti, è tutto qui.
Che esista una frangia "anti-bergogliana" è chiaro ai più dai tempi del Sinodo sulla Famiglia. Che persino dal lato progressista del campo, poi, siano arrivate delle critiche destinate al pontefice argentino pure. Questa era la situazione di base, prima che Jorge Mario Bergoglio, parlando con i gesuiti slovacchi (gli ormai noti dialoghi pubblicati da La Civiltà Cattolica), svelasse l'esistenza di almeno un summit teso a ragionare su cosa sarebbe dovuto accadere nel post- Francesco. Il che, lascia intendere, che qualcuno avesse già dato il Papa per dimissionario o chissà cosa. Uno scenario smentito.
Dunque le alte porpore, qualcuna e basta, avrebbero ragionato su cosa sarebbe dovuto accadere nel post- Bergoglio. Solo che Francesco è ancora Papa e anzi non ha alcuna intenzione di mollare la presa. Un dato: non è normale che un vescovo di Roma debba asserire che, nella Chiesa cattolica, qualcuno lo voglia morto. Su questo si converrà.
Poi è arrivato il "ministro degli Esteri" Parolin a dire che "il Papa forse ha informazioni che non ho, non avevo avvertito che ci fosse questo clima". Parolin ha anche dichiarato di pensare "senza avere elementi in mano", che "si tratti di una cosa di pochi, di qualcuno che si è messo in testa queste cose". Cioè a macchinare in vista di un nuovo Conclave sarebbero in sintesi quattro gatti. Una cosa di poco conto che non interesserebbe i sacri palazzi in maniera attiva. E quanto scritto da Fabio Marchese Ragona per IlGiornale conferma, anche dal punto di vista numerico, la portata della cosa.
Il cardinale italiano, stando a quanto ripercorso pure dalla Lapresse, ha poi continuato nel suo ragionamento: "A me, a volte, viene a mancare la pazienza. Io comunque vado avanti senza entrare nel loro mondo di idee e fantasie". Cioè in Santa Sede esiste un vociare "cattivo" sul Papa, ma chi è fedele alla Chiesa cattolica ed alle sue gerarchie fa più o meno finta di non ascoltare, quando e se può, e tira avanti. Un contesto di questo tipo o quasi. Il linguaggio degli ecclesiastici, spesso, va interpretato. Quello di Parolin, rispetto alle parole di Bergoglio, può suonare come un ridimensionamento. E giù con le analisi sul perché il segretario di Stato abbia smentito il Papa e così via. Ma in realtà i due sono in piena sintonia.
Come sempre, quando c'è il Vaticano di mezzo, si tende a interpretare e reintrepretare ogni virgolettato alla ricerca di qualche distinguo. Parolin, però, non ha detto niente che contrasti con la versione di Francesco.
In misura molto banale, è possibile e anzi normale che il Papa ne sappia di più del segretario di Stato. Perché la Chiesa non è una democrazia e non tutti i livelli sono eguali. Niente spaccature tra le altissime sfere, dunque. Sì, esiste una fronda che vorrebbe un altro pontefice. Ma di certo Parolin non ne farte.
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