Confiscare le moschee dei fanatici. La proposta è questa e scaturisce da vicende sempre più inquietanti: da un lato il drammatico omicidio antisemita di Parigi, dove un'anziana sopravvissuta alla Shoah è stata uccisa «perché ebrea», dall'altro le lezioni jihadiste impartite ai bambini a Foggia.
«Questo islam non conosce confini nazionali - riflette Davide Romano, portavoce della sinagoga milanese Beth Shlomo - non possiamo pensare che quello italiano sia diverso dagli altri. Dobbiamo guardare là, in Francia o anche in Germania, per prevenire qui in Italia. A Foggia oltretutto non si tratterebbe di un cane sciolto, si parla di un centro islamico. E le moschee non dovrebbero essere solo neutre, ma parte attiva nella lotta al fanatismo. Non dobbiamo accontentarci, altrimenti il futuro è la Francia».
«È opportuno prepararsi a ogni eventualità - osserva Romano, fra l'altro ex assessore alla Cultura della Comunità ebraica - e visto che l'islam radicale ha molte similitudini con le organizzazioni mafiose, perché prospera nel silenzio, sfrutta i problemi sociali e punta a controllare il territorio in competizione con lo Stato, noi dobbiamo usare gli stessi modelli. Il reato associativo c'è, giustamente. Bisogna fare un salto di qualità e, come si è fatto per i beni delle mafie, dobbiamo pensare di fare la stessa cosa: la confisca o il commissariamento delle moschee nel caso in cui si scoprano iniziative o eventi ispirati al fanatismo».
Romano ha dovuto lasciare l'assessorato per polemiche interne alla Comunità, dopo che aveva denunciato il pericolo di un antisemitismo islamista le cui avvisaglie, a Milano, si sono viste con gli slogan jihadisti scanditi nel corso di un corteo «per Gerusalemme».«La moschea è luogo sacro - avverte - la dissacra chi fa discorsi di odio. E noi dobbiamo combattere il clima d'odio. Fermando quello, fermeremo il terrorismo».
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