Conte come Prodi

Il premier giura amore alla sinistra. Che lo userà e lo scaricherà

Conte come Prodi

Si dice che tre indizi facciano una prova. Giuseppe Conte prima ha detto di aver votato Pd da giovane poi nei giorni scorsi che il suo cuore batte a sinistra e ieri il segretario Pd Zingaretti ha dichiarato, intervistato dal Corriere della Sera, che Conte è «punto di riferimento per tutte le forze progressiste». Chi ancora si chiedeva «chi diavolo è questo Conte camaleontico e indecifrabile?» ha quindi ora una certezza: è il nuovo capo della sinistra italiana.

Ma attenzione. Questo è quello che è oggi, o quantomeno che appare con evidenza. Conte è astuto, non so se lo sia più degli ex e post comunisti che oggi lo difendono e incoraggiano. Un partito come il Pd ha qualche dozzina di aspiranti leader cresciuti in sezione che bramano il potere, perché mai dovrebbe consegnare lo scettro del comando a un papa tutto sommato straniero? Non ci credo neppure se lo vedo, non scordiamoci che questi sono gli stessi che avevano fatto credere a Romano Prodi di essere l'uomo del destino fino a un attimo prima di scaricarlo e impallinarlo per tornare a dividersi la torta tra famigli.

Messa di fronte a un rivale troppo forte da battere nelle urne ieri Silvio Berlusconi, oggi Matteo Salvini la sinistra ha sempre scelto la strada del camuffamento, ieri Prodi oggi Conte, per tranquillizzare l'opinione pubblica. E al riparo di questa aura di normalità e autorevolezza ha sempre fatto le peggiori schifezze. Anche oggi la storia si ripete: eliminazione dell'avversario per via giudiziaria in cambio di leggi che aumentano il potere e l'arbitrio dei giudici; innalzamento della pressione fiscale per sovvenzionare il costoso carrozzone pubblico; miliardi gettati nell'assistenzialismo più inutile per tenere alto il consenso elettorale; leggi illiberali sia in campo economico sia in quello delle libertà fondamentali; uso delle piazze affidato a terzi per incanalare l'opinione pubblica.

Per questo sono convinto che Conte farà danni: si è montato la testa e si è messo totalmente a disposizione del Pd attratto da chissà quale promessa di contropartita personale.

Glielo fanno credere e lo lasceranno giocare fino a che ci sarà da incassare la vincita. Ma l'avvocato del popolo dovrebbe ormai sapere che ai tavoli del Casinò Palazzo Chigi la roulette è truccata. Il banco non è lui ma il Pd, e il banco - come noto - vince sempre.

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