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Conte, la sinistra e la meschina fuga da Craxi

Conte, la sinistra e la meschina fuga da Craxi

L'Italia politica di oggi, vista da Hammamet seduto sulla stessa poltrona posta davanti al televisore da cui la guardava Bettino Craxi attraverso i telegiornali, appare ipocrita e confusa come durante gli anni del suo esilio forzato.

Al governo c'è sempre il Pd, che esattamente vent'anni fa, morto Bettino, propose alla famiglia funerali di Stato (rifiutati come si rifiutano le condoglianze del boia); ma che oggi - controsenso logico - non si è degnato di mandare neppure un rappresentante sulla tomba del leader socialista per onorare il ventesimo anniversario della sua scomparsa.

Solo chi ha la coscienza sporca o è in malafede si rifiuta di fare i conti con la storia. Passi l'ignoranza dei Cinque Stelle e dei loro cantori, che ai tempi di Craxi statista andavano all'asilo o scribacchiavano di calcio come aspiranti giornalisti; passi che questi signori non sanno che sotto Craxi l'Italia ha avuto, per la prima e ultima volta, la tripla A dalle agenzie internazionali di rating (l'equivalente delle tre stelle per un ristorante); passi il cinismo di sbeffeggiare un morto raccontandone solo vicende giudiziarie, che se fossero loro i biografi di Dante, il Sommo poeta sarebbe ricordato come un pericoloso pregiudicato latitante a Ravenna vigliaccamente sottrattosi alla legittima condanna (a morte, tramite rogo) emessa da quei galantuomini che erano i giudici guelfi fiorentini. Lasciamo insomma stare i Cinque Stelle che sono quello che sono e che presto scompariranno nelle urne. Il problema (grosso, non riguarda solo la vicenda Craxi) è che un premier, Giuseppe Conte, che si atteggia a statista e una sinistra che si dice riformista hanno dimostrato in questa occasione con la loro esibita assenza tutta la loro piccola mediocrità.

Probabilmente era da ingenui sperare l'inverso. Conte è un parvenu furbetto che ha paura della sua ombra. In quanto agli altri, si possono redimere i peccatori, non i farabutti. Eppure il grande sforzo di Stefania Craxi a riabilitare la memoria del padre non è stato vano. Non c'è stata la firma della pace all'interno della grande famiglia socialista, ma questo anniversario (film, libri, documentari, dibattiti e quant'altro) ha ridato, dopo vent'anni passati in clandestinità, dignità storica, umana e politica a Craxi e al craxismo.

In questo senso, alla faccia degli avvoltoi, missione compiuta, soldatessa Stefania.

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