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La coop rossa: "La tangente al 2% è la prassi"

A Napoli disposte decine di misure cautelari. A far scattare l'inchiesta le rivelazioni di un imprenditore che fa remare il colosso Manutencoop

La coop rossa: "La tangente al 2% è la prassi"

Non solo l'affare Consip, papà Renzi, Romeo e via dicendo. A far traballare il mondo degli appalti pubblici adesso ci pensa una nuova inchiesta della Procura di Napoli, dove il pm Henry Woodcock ha messo nel mirino il colosso Manutencoop, ovvero la più grande coop italiana che opera nel mondo delle pulizie del settore pubblico, per via di tangenti che sarebbero state pagate per accaparrarsi il servizio di pulizia dell'ospedale Santobono di Napoli.

A cantare è stato Pietro Coci, imprenditore napoletano che ora tiene - a suo dire - "i senatori in mano". Ha conosciuto molti politici l'uomo che ora rischia di far crollare niente di meno che la Manutencoop. Nei verbali dell'inchiesta che ha portato ai domiciliari Guglielmo Manna, marito del giudice Anna Scognamiglio, già finito nella bufera per le presunte influenze illecite messe in atto ai tempi della sentenza del tribunale napoletano sull'applicazione della legge severino sul governatore Vincenzo De Luca. Insieme a lui è stato fermato anche Giorgio Poziello, accusato di "minaccia aggravata dal metodo mafioso" per aver intascato 55muila euro. E poi ai domiciliari sono finiti Pasquale Arace, che da Goci avrebbe ottenuto l'assunzione della compagna all'azienda ospedaliera e Umberto Accettulo, direttore dell'Adisu delle università di Napoli. Obbligo di soggiorno per Danilo Bernardi, che nella sua carriera ha ricoperto ruoli di primo piano nel grande mondo di Manutencoop.

Il tutto nasce da una richiesta di tantente fatta a Goci, come lui stesso racconta, da parte dell'ospedale Santobono di Napoli. Per il servizio di pulizia venne chiesta una mazzetta del 4% sul bando di gara. "Subito dopo la richiesta di tangente formulatami da Poziello - spiega nei verbali l'imprenditore, come riportato dal Corriere - mi incontrai con i due dirigenti di Manutencoop Francesco Sciancalepore e Crescenzo Tirone, spiegandogli i termini di tale accordo illecito. Ebbene, i due, senza colpo ferire e senza fare una piega mi dissero che erano assolutamente d’accordo e che per loro della Manutencoop la prassi era quella di pagare sistematicamente, nel settore degli appalti pubblici, il 2-2,5 per cento del prezzo di aggiudicazione, e non del 4. Ma mi diedero pacificamente il via libera".

Poi aggiunge: "Dopo mie insistenze ad aprile 2015 incontrai Sciancalepore negli uffici di Pozzuoli di Manuntencoop e lui mi disse che il direttore generale Bernardi gli aveva detto di non preoccuparmi.

La Manutencoop avrebbe corrisposto la sua percentuale di tangente conferendomi un incarico di consulenza fittizio, mi avrebbe fatto un versamento di denaro e io avrei rilasciato una fattura per prestazione mai eseguita". Un sistema ben congegnato.

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