Giù la maschera

Corona esportazione

Seguendo da anni con apprensione le sue disavventure ci siamo fatti l'idea che Fabrizio Corona si meriti un neologismo tutto suo

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Seguendo da anni con apprensione le sue disavventure ci siamo fatti l'idea che Fabrizio Corona si meriti un neologismo tutto suo. Ma quelli che ci vengono in mente non rendono l'idea. È dal 2000 che sentiamo parlare di lui. E sempre per niente.

Ieri, in un tribunale della Repubblica, ormai la sua prima residenza, ha detto che vuole chiedere indietro il passaporto. Vuole andarsene dall'Italia e diventare famoso negli Usa.

D'istinto ci è sembrata un'affermazione surreale, come chiamarlo «il Re dei Paparazzi» anche se non ha mai scattato una foto in vita sua. Ma ripensandoci è un'ottima idea. Lo Stato italiano deve rilasciargli subito il passaporto. Non per liberarsi di lui. Ma per promuovere l'Italia nel mondo. Fabrizio Corona è tutto ciò che di più italiano esista in natura. È il vero made in Italy. Che da noi si dice «fatto in Italia».

In lui si concentra l'essenza di un popolo di tatuati dove il patriottismo finisce sulla soglia di casa, la democrazia vale solo per se stessi, la dittatura è accettabile se applicata agli altri, l'ordine lo si invoca quando si fanno le leggi e l'anarchia quando si infrangono. Siamo i re, con tanto di Corona, della strafottenza egotica, la furbizia rancorosa, il familismo litigioso, l'incompetenza irriformabile.

Eterni bambini, puttanieri, televisivi, buoni a poco e capaci di tutto, piacciamo molto. Ecco perché dobbiamo accettare d'idea di lasciare andare all'estero i grandi italiani.

Sia quelli che scrivono la Storia, sia quelli che le postano sui social.

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