Coronavirus

Coronavirus, uno degli italiani rimpatriati da Mauritius: "È stato un incubo"

La testimonianza di un nostro connazionale che è stato rimpatriato con un volo Alitalia dopo essere atterrato nell'isola africana

Coronavirus, uno degli italiani rimpatriati da Mauritius: "È stato un incubo"

Incubo. Nello sfogo di un nostro connazionale, rimpatriato dalle Mauritius, riecheggia più volte questa parola. Si tratta di un milanese di sessant'anni, che ha scelto il rimpatrio con Alitalia rifiutando la possibilità di rimanere sull'isola africana ma in quarantena. Nella giornata di ieri vi avevamo raccontato del caso del volo della nostra compagnia di bandiera tenuto in stand-by all'aeroporto del Paese insulare per il rischio contagio da coronavirus.

Le autorità locali avevano proposto agli oltre duecento passeggeri (e all'equipaggio) la quarantena in un ospedale delle Mauritius stesse oppure il rimpatrio. Si trattava di un volo decollato dall'aeroporto di Roma Fiumicino alle ore 21:40 di domenica 23 febbraio, e regolarmente atterrato all'aeroporto di Mauritius alle ore 10:45 locali (le 7:45 in Italia), con a bordo 212 passeggeri e 12 membri dell'equipaggio.

Oggi, raccolta e rilanciata da TgCom24, arriva la testimonianza di uno di quegli sfortunati passeggeri. Uno di quei 40 italiani, veneti e lombardi sostanzialmente costretti a tornare a casa: "È stato un incubo. È stata una presa di posizione assolutamente non di buon senso. Vacanza di una settimana per i miei 60 anni buttata alle ortiche, festeggiati praticamente in aereo, con le mie figlie in lacrime. Un gran danno emotivo". E continua: "Ad un certo punto, colpo di scena, le autorità locali hanno chiesto chi fosse della Lombardia e del Veneto e che dovevamo rimanere a bordo. Abbiamo capito che la vacanza sarebbe saltata. Nessuno di noi ha fatto il furbo, facendo finta di non essere di tale provenienza e provando quindi a scendere…".

L’uomo, dunque, prosegue ed esterna tutta la propria amarezza: "Sono emotivamente distrutto, arrabbiato; un gran dispiacere. Ho visto scene di pianto, di urla, di disperazione perché non sapevamo che fine avremmo fatto. Devo ringraziare il comandante dell'Alitalia, che ha saputo gestire la situazione, a fronte di una zero ospitalità locale…".

Già, ospitalità zero, così come la non curanza verso i più deboli: "C'erano bimbi piccoli, una di un anno e mezzo che, povera stella, non aveva neanche i pannolini di ricambio, e che è diventata la mascotte del gruppo. Isolati per ore, le notizie rimbalzavano ed in pratica siamo stati sull'aereo per più di ventiquttro ore, avremmo fatto il giro del mondo…". Infine, ecco l'ultima considerazione sulla possibile beffa susseguente al danno:"Non so neanche con chi devo prendermela per quello che è successo. Mi piacerebbe che ora, non so chi, qualcuno facesse un gesto nei nostri confronti. E mi auguro di non perdere i miei soldi, sarebbe una beffa tremenda...

".

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