"Dell’esistenza di superdiffusori nella storia delle epidemie siamo certi". È sicuro Massimo Galli, direttore dell'Unità di malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano, che ricorda come furono presenti nel caso della Sars: "Ma per fortuna la grande maggioranza dei colpiti disperdeva relativamente poco virus". In quel caso il rapporto malato-contagiato fu circa 1 a 1. Ora invece, per quanto riguarda il Coronavirus, la contagiosità è misurata a R 2,2: un individuo ne può contagiare 2,2. Uno dei pericoli principali è la possibile esistenza di superdiffusori in grado di infettare un numero di persone superiore alla media. Una commissione di scienziati ed epidemiologi stabilì che per identificare un superdiffusore della Sars dovevano verificarsi 8 casi di trasmissione.
Al momento in Cina sono stati identificati due superdiffusori 2019-nCoVdi: in una città della provincia di Jiangsu sarebbero stati 10 i pazienti infettati dopo essere stati a stretto contatto con una sola persona malata; a Xinyu invece un solo operatore sanitario avrebbe causato 15 dei 17 nuovi casi verificatisi in città. E un esempio lampante riguarderebbe anche un inglese che, dopo aver contratto il virus a Singapore, avrebbe contagiato 6 persone appena tornato in Francia.
Le caratteristiche
Le misure precauzionali prese dai governi non cambiano, così come non devono mutare le buone abitudini dei singoli (lavarsi bene le mani, su tutti). Va sottolineato che al momento non vi è certezza sull'identikit del superdiffusore Coronavirus, ma si potrebbero avanzare diverse ipotesi sulla base di alcune massime. Potrebbe ad esempio trattarsi di una persona con le difese immunitarie basse. Tuttavia, come scritto da The Guardian, non è da escludere che il "serbatoio" del virus possa avere un sistema immunitario molto efficiente e che presenti sintomi lievi. Il Corriere della Sera fa notare anche che il superdiffusore potrebbe essere venuto in contatto nel luogo in cui è stato infettato con una dose di virus più alta della media. Un'ultima ipotesi è che la persona potrebbe essere stata attaccata contemporaneamente da più agenti patogeni che avrebbero contribuito a indebolire il suo sistema immunitario.
Nicasio Mancini, microbiologo medico all'ospedale San Raffaele di Milano, ha avvertito: "La presenza di soggetti che non infettano solo due o tre persone vicine a loro, ma sono capaci di infettarne un numero molto più alto potrebbe complicare le cose, aggiungendo
un fattore confondente che rischia di rendere tutto più difficile". Dunque è fondamentale tenere la guardia alta "anche per farsi trovare pronti a eventuali altri casi di questo tipo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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