Addio a Nino Benvenuti, campione mondiale di boxe

Morto Nino Benvenuti, campione olimpico di boxe nel 1960 e campione mondiale dei pesi medi tra il 1967 e il 1970

Addio a Nino Benvenuti, campione mondiale di boxe

“Il pugile è un bambino forte che pensa di avere il mondo sempre in pugno”. Così amava definirsi Nino Benvenuti, campione olimpico di boxe nel 1960 e campione mondiale dei pesi medi tra il 1967 e il 1970, morto oggi

Dall'infanzia da sfollato istriano all'oro Olimpico di Roma '60

Giovanni Benvenuti, detto Nino, nasce il 26 aprile 1938 ad Isola d'Istria (oggi territorio sloveno) da una famiglia di sfollati italiani che, poi, fuggirà dalle persecuzioni del regime di Tito e si trasferirà a Trieste. La sua carriera pugilistica inizia a 13 anni in una piccola palestra della città natale. Si fa notare molto presto vincendo vari tornei locali e nel 1955 arriva in Nazionale da imbattuto. Solo l’anno successivo subirà la prima sconfitta in Turchia, durante una delle tante tournée europee della Nazionale Italiana. Nel ‘56 Benvenuti piange la scomparsa della madre e non viene convocato per le Olimpiadi di Melbourne, mentre l’anno seguente vince l’oro agli Europei di Praga che conserverà anche due anni dopo. Ai Giochi di Roma del 1960 conquista l’oro olimpico nella categoria dei pesi welter e soffia al mediomassimo Cassius Clay la prestigiosa coppa Val Barker, destinata al pugile tecnicamente migliore del torneo. Si ritira dal mondo del dilettantismo con 120 vittorie e una sola sconfitta.

La carriera da pugile professionista e la rivalità con Sandro Mazzinghi

Nel 1961 Benvenuti passa al pugilato professionistico e, nell’arco di due anni, vince tutti i 29 match fin lì disputati e, al trentesimo incontro, conquista il titolo Italiano dei Pesi Medi battendo per KO l’amico Tommaso Truppi. È nel corso degli anni ’60 che nasce la rivalità con Sandro Mazzinghi, già campione del Mondo dei pesi superwelter. Il 18 giugno 1965 i due pugili si sfidano allo stadio Giuseppe Meazza di Milano, ma le polemiche che precedono l’incontro non sono poche e avranno degli strascichi che dureranno decenni. Mazzinghi contesta che l’incontro sia stato fissato quando non aveva ancora del tutto recuperato da un grave incidente automobilistico, mentre Benvenuti fa notare che, in realtà, il suo sfidante aveva già combattuto alcuni incontri dopo tale incidente. Mazzinghi uscirà sconfitto da quell’incontro e perderà anche il suo titolo mondiale, senza riuscire neppure a rifarsi con la rivincita, vinta ai punti da Benvenuti. I due pugili, sia nelle interviste successive sia nelle rispettive autobiografie, hanno sempre dato una versione differente dei fatti e non hanno mai rinunciato alle ostilità fino al maggio 2018 quando Mazzinghi decide di chiamare Benvenuti dopo il suo ricovero in ospedale per un intervento alla cistifellea.

I tre match contro Emile Griffith

Nel 1966 il pugile triestino conquista il titolo EBU dei medi battendo in Germania il detentore Jupp Elze e, poi, in Corea del Sud per mettere in palio il proprio titolo mondiale dei superwelter in un match contro il boxeur Ki-Soo Kim. Benvenuti perde e cede la corona di campione allo sfidante coreano, al termine di un incontro da lui ritenuto non proprio regolare. Benvenuti, dopo questa sconfitta, chiude la sua esperienza nei pesi superwelter per dedicarsi esclusivamente al titolo mondiale dei pesi medi e, nel 1967, vola in America per sfidare il campione del Mondo di questa categoria, Emile Griffith. Al termine dell’incontro l’italiano trionfa con 10 riprese vinte su 15 secondo due giudici, mentre il terzo gli aveva attribuito la vittoria in 9 riprese su 15. La Rai, per preservare il sonno degli italiani, decide di non trasmettere il match alla televisione, ma soltanto via radio ma, per seguirlo, restano 16- 18 milioni di radioascoltatori. Benvenuti batte Griffith e diventa il primo italiano a conquistare le cinture WBC e WBA di campione del mondo dei pesi medi. Il contratto firmato dall’italiano, però, prevede che, in caso di sconfitta di Griffith, si disputi subito la rivincita. In questo secondo incontro Benvenuti subisce un colpo al tronco che gli provoca la frattura di una costola ma, nonostante esca perdente, riesce a disputare tutte le riprese. “Di quell’incontro ricordo la sofferenza, un’esperienza mai provata nella mia carriera”, rivelerà. La terza e ultima sfida tra i due campioni si tiene nel 1968 al Madison Square Garden. L’incontro si gioca in equilibrio fino all’undicesima ripresa quando Benvenuti atterra Griffith, riportando il titolo in Italia. Al termine di questa ‘trilogia’ Benvenuti diventa un grande amico dello sportivo americano che difese e sostenne quando rivelò di essere omosessuale. “Emilio è padrino di cresima del terzo dei miei sei figli, Giuliano. Io sento spesso Luis, il ragazzo che incontrò in riformatorio e adottò”, dirà in un’intervista il pugile italiano.

Le simpatie per la destra

Benvenuti era noto per le sue posizioni di destra e per aver avuto una breve esperienza politica con l’MSI nel 1964. “Era un periodo storico diverso sia per l’Italia e soprattutto per me. Venivo da una esperienza difficile dopo il mio esodo dall’Istria e mi portavo dentro una serie di rivendicazioni, non politiche, ma umane. Per cui, visti i coinvolgimenti storici della sinistra nella vicenda che ha interessato la mia gente, credo che automaticamente e impulsivamente abbia rivolto la mia attenzione verso l’area opposta”, spiegherà parecchi anni dopo in un’intervista al Piccolo di Trieste.

Il ritiro di Nino Benvenuti dal pugilato

Nella seconda metà degli anni ’60 disputa vari incontri per difendere i suoi titoli mondiali ma la sua parabola discendente inizia quando decide di sfidare l’argentino Carlos Monzòn che, pur avendo all’attivo 67 vittorie, 3 sconfitte, 9 pareggi, viene dato per sfavorito. Benvenuti perde inaspettatamente sia il match che si disputa a Roma sia la rivincita programmata a Montecarlo per l’8 aprile 1971. Questo secondo incontro dura appena tre riprese perché Giorgio Amaduzzi, manager storico di Benvenuti, decide di gettare la spugna per salvaguardare la tutela del pugile triestino che, poco tempo dopo, annuncia il ritiro dal mondo della boxe. Nella sua carriera da professionista vanta 90 incontri, di cui 82 vittorie (35 per KO), un pareggio e 7 sconfitte. “Mai avrei accettato di abbandonare il ring da campione. Mi sarebbe sembrato di evitare l’ultimo sfidante per paura di perdere. Fu così che quella notte, a Montecarlo, finì la mia carriera di pugile. Se avessi rifiutato di incontrare Monzon, la prima volta a Roma e poi a Montecarlo, avrei potuto continuare ancora. Sì, certo, ma per quanto tempo e con quale spirito, sapendo di aver evitato il migliore?”, dirà.

Dopo il ritiro, Benvenuti recita in tre film: Vivi o preferibilmente morti, al fianco di Giuliano Gemma con il quale aveva condiviso il servizio di leva, Mark il poliziotto spara per primo (1975) e Carnera - The Walking Mountain (2008), film di Renzo Martinelli sulla vita di Primo Carnera. Diventa giornalista pubblicista e commentatore sportivo per la Rai e nel 2006 è portabandiera nel corso della Cerimonia di chiusura dei XX Giochi olimpici invernali Torino 2006. Nel 2018 viene ricoverato d’urgenza e operato alla cistifellea e, pochi giorni dopo l’intervento, commenta: “Ci vuole ben altro per mettermi al ko”.

Il cordoglio del presidente del Consiglio

"Addio a Nino Benvenuti, campione straordinario e simbolo di un'Italia fiera, coraggiosa, capace di rialzarsi", scrive su X la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. "E' stato uno dei più grandi pugili della nostra storia, ma anche molto di più: profondamente legato alle sue radici istriane, è stato un testimone instancabile della tragedia delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata, contribuendo a scrivere una storia che non era stata raccontata. Alla sua famiglia e a tutti coloro che gli hanno voluto bene va il mio pensiero commosso. Grazie, Nino, per i tuoi combattimenti sul ring e per quelli in difesa della verità.

L'Italia non ti dimenticherà", conclude. Intanto, da domani pomeriggio fino a giovedì, in attesa che vengano fissati i funerali, sarà aperta la camera ardente di Nino Benvenuti, sarà allestita al Salone d'Onore del Coni.

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