"Svolgo questo mestiere da quarant'anni, ma non ho mai visto nulla del genere: è un flagello". Sono le parole del dottor Tiziano Curnis, 67 anni, medico di famiglia nel comune di Alzano Lombardo, una delle due cittadine della Bergamasca flagellate dal coronavirus. "Sono morti almeno dieci dei pazienti che seguivo, 14 sono ricoverati e 100 si trovano in isolamento domiciliare. Appena qualche ora fa, ho disposto il trasferimento in ospedale per una signora che presentava una importante insufficienza respiratoria", racconta a IlGiornale.it mentre il telefono dell'ambulatorio di via Europa 67 continua a squillare ininterrottamente.
Quante chiamate riceve ogni giorno?
"Difficile a dirsi, ma sicuramente tante. Fortunatamente, dopo le prime settimane, la situazione si è notevolmente placata. Non che non ci siano più casi, intendiamoci, ma ho la netta sensazione che il virus stia via via allentando la presa. Mi auguro di non sbagliare ma l'impressione che ho io è questa".
Come riesce a capire che un paziente potrebbe aver contratto il Covid-19?
"Sono due gli indicatori di un sospetto contagio: la febbre persistente e la tosse secca. Poi, ovviamente, la saturazione dell'ossigeno in casi di difficoltà respiratoria. Tuttavia, secondo la mia esperienza fino ad oggi, ci sono altri due sintomi che evidenziano l'insorgenza della malattia. Parlo dello sviluppo di anosmia e disgeusia, ovvero, la perdita di gusto e olfatto. Si tratta di due segnali da tenere d'occhio perché si manifestano soprattutto all'inizio dell'infezione".
Quando il caso non richiede il ricovero ospedaliero, quali sono i suggerimenti che fornisce ai suoi assistiti? Insomma, come ci si cura a casa?
"Anzitutto bisogna restare a casa poi, a seconda del quadro clinico, si fornisce la terapia più appropriata. Molto importante è il distanziamento sociale intrafamiliare. Chi sospetta di avere il coronavirus deve tutelare sé stesso e proteggere i propri cari per evitare che si sviluppino dei piccoli focolai domestici. Ma le confesso che, nonostante io abbia un'età che mi espone al rischio epidemico più che ad altri, non sono d'accordo alla consulenza telefonica. Non basta".
Che intende dire quando afferma che 'la consulenza telefonica non basta'?
"Voglio dire che bisogna fare delle visite a domicilio, al telfono non si può avere un quadro chiaro della situazione. Bisogna visitare i pazienti, assolutamente. Anzitutto perché è di sollievo morale alla persona ammalata, poi perché in questo modo si può intervenire tempestivamente evitando di intasare i pronto soccorso. Molte persone, giustamente impaurite, chiamano il 118 non appena manifestano i sintomi dell'infezione. Ma se noi, medici di base, facciamo da tramite possiamo evitare il collasso delle strutture ospedaliere. Siamo i primi chiamati ad intervire e i soli che possono capire se c'è una reale necessità di ricovero".
E come fate senza dispositivi di protezione? Correte un grosso rischio...
"Per questo motivo bisogna dotare tutto il personale sanitario, dai medici di base agli infermieri in corsia, di mascherine e tute isolanti. Per fortuna, grazie all'intervento dell' amministrazione comunale, adesso siamo stati dotati di protezioni. Ad ogni modo, il coraggio bisogna trovarlo: il rischio fa parte del nostro mestiere. Abbiamo il dovere di intervenire".
In questi giorni si è molto discusso della necessità di incrementare il numero di tamponi per scovare i cosiddetti "asintomatici". Può essere utile davvero?
"Assolutamente no. I tamponi non risolvono il problema, sono un dato troppo variabile. Vanno fatti ai casi significativi, a coloro che necessitano presumibilmente di ospedalizzazione. Che senso ha farli a tutti? Per quello che ho potuto osservare fino ad oggi, credo che gli asintomatici esistano solo nelle fantasie statistiche. Il Covid si manifesta a diversi livelli, con sintomi più o meno gravi da persona a persona. Se tutti rispettiamo il distanziamento sociale, se curiamo l'igiene delle mani, il problema dei 'portatori silenziosi' del coronavirus non si pone affatto. E poi i dati mentono sulla diffusione dei contagi".
Quindi lei crede che i dati non siano attendibili?
"Dico che sono fuorvianti. I pazienti che sono stati curati a casa, ai quali non viene effettuato il test, non rientrano nelle stime. Il Coronavirus è più diffuso di quanto non si creda. Bisogna moltiplicare per dieci i numeri che vengono diffusi, solo così si può avere un'idea dell'espansione epidemiologica sul territorio".
La domanda più gettonata di sempre: Quando passerà questa epidemia?
"Io credo che serviranno altri due mesi per arrivare ad una crescita zero. Bisogna avere pazienza ma passerà".
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