Coronavirus

"Un vaccino? Nessuna garanzia". L'Oms spegne le speranze

La speranza c’è ma non ci sono garanzie. Dovremo imparare a convivere con il virus

"Un vaccino? Nessuna garanzia". L'Oms spegne le speranze

Chi fino a questo momento ha sperato in un vaccino per combattere una volta per tutte il coronavirus, forse dovrà mettersi il cuore in pace. Soprattutto quando te lo dice chiaramente l’Organizzazione mondiale della Sanità: “Nessuna garanzia di trovare un vaccino”. Eppure tutto il mondo sta da mesi cercandone uno, mettendo in campo i migliori studiosi e cifre considerevoli di soldi.

Nessuna garanzia di avere un vaccino contro il coronavirus

Durante il consueto briefing sul Covid-19 è stato lo stesso Mike Ryan, capo delle emergenze sanitarie dell’Oms a dare la stoccata finale. "Speriamo davvero di trovare un vaccino efficace in tempo, ma non ci sono garanzie. Dobbiamo imparare a convivere col virus. Dobbiamo trovare l'equilibrio tra il controllo del virus e le conseguenze negative sociali ed economiche del controllo. È un difficile dilemma" queste le sue parole, colme di duro realismo. Ha poi ammesso come sia più facile dare le indicazioni stando seduti, piuttosto che metterle in pratica.

Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms, ha affermato durante il briefing che il vaccino dovrà essere disponibile per tutti coloro che ne avranno bisogno. Ha inoltre sottolineato che per fare ciò deve esserci un consenso politico. Molti leader sono dell’idea che il vaccino debba essere un bene comune. "Bisogna continuare su questa strada, ci vuole un vero impegno politico globale prima ancora di avere il prodotto".

In Europa e nel mondo

L’Oms ha anche invitato le madri con sospetto o confermato Covid-19 ad allattare i propri bambini. Mamme e neonati non dovrebbero essere separati, a meno che la genitrice non stia troppo male. Infatti i benefici dell’allattamento al seno sono superiori a un potenziale rischio di contagio. Intanto in Europa la situazione sta migliorando. Tranne che in Polonia e in Svezia, negli altri Paesi europei il picco di coronavirus è stato superato. Anche se il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ha affermato che la pandemia non è ancora passata e che vi è anzi la possibilità che in un futuro prossimo si possa verificare un aumento dei casi positivi. La Norvegia manterrà chiusi i propri confini con la Svezia che non ha voluto imporre il lockdown alla popolazione durante la pandemia di coronavirus. La premier norvegese Erna Solberg ha spiegato: "Mi rendo conto che questa è una grande delusione. Ma le restrizioni si basano su criteri oggettivi che sono uguali per tutti".

Gli Stati Uniti sono il paese con il maggior numero di casi e decessi, 2 milioni di positivi e 114mila di morti. A destare maggiore preoccupazione l’America Latina, dove si contano più di 72mila morti, e l’Africa, con oltre 155mila contagi. Qui le strutture ospedaliere erano già messe male prima della pandemia. Per quanto riguarda l’Asia, l’India è adesso il quarto paese a livello mondiale per numero di casi, superando anche il Regno Unito. Se ne sono registrati 10.956 nelle ultime 24 ore, raggiungendo così un totale di 297.535 e 8.498 morti. Il Pakistan ha invece riportato 6.397 casi. Dopo la notizia di tre nuovi casi, Pechino ha rivisto la decisione di ricominciare le lezioni per i primi tre anni di scuola elementare la prossima settimana.

Vaccino: le case farmaceutiche non riuscirebbero a produrne a sufficienza

Sempre parlando di vaccino, le case farmaceutiche non sarebbero comunque in grado di produrre neppure una minima parte delle dosi necessarie per fermare la pandemia del coronavirus. Non ci sono infatti sufficienti aziende per produrre tra i 12 e i 15 miliardi di dosi a livello mondiale. A lanciare l'allarme è Thomas Cuen, direttore generale della Federazione internazionale dei produttori e delle associazioni farmaceutiche (Ifpma), attraverso una nota stampa nella quale ha aggiunto che sarà fondamentale nel breve periodo espandere la produzione.

Le principali case farmaceutiche, nonostante gli sforzi compiuti nelle ultime settimane, riuscirebbero a distribuire sul mercato solo la metà della quantità di dosi necessarie.

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