Coronavirus

Coronavirus, lo studio: prima di Mattia forse colpite 385 persone

Lo studio condotto dall'équipe del professor Massimo Galli dell'ospedale Sacco di Milano va a ritroso nel tempo e segue gli errori di replicazione del coronavirus a Rna

Coronavirus, lo studio: prima di Mattia forse colpite 385 persone

Continua a ritmo serrato il lavoro, difficile ma importante, degli esperti per individuare con esattezza la prima persona colpita da coronavirus in Italia. Dal rapporto di 30 pagine stilato dall’Unità di crisi della Regione Lombardia emerge che gli "investigatori" scientifici stanno andando a ritroso nel tempo creando una precisa mappa di relazioni interpersonali, abitudini e hobby dei pazienti. Il tutto per arrivare all’inizio di gennaio quando si ritiene si sia manifestato il primo possibile caso di Covid-19 sul territorio.

La ricerca, come spiega Il Fatto Quotidiano, è condotta dall'équipe del professor Massimo Galli dell'ospedale Sacco di Milano, si basa sulle analisi di 5.830 casi positivi rilevati a Codogno tra il 20 febbraio e il 5 marzo. È attraverso l’attento studio di questi soggetti che gli esperti sono tornati indietro nel tempo dividendo la linea cronologica in tre periodi: quello prima del 19 febbraio e gli altri due tra il 20 e il 25 febbraio e tra il 26 e il 5 di questo mese.

Fino al 19 febbraio nelle province lombarde più colpite dall'infido nemico invisibile, sono 385 i possibili contagiati rilevati dagli investigatori dell'Unità di crisi. Poi i casi esplodono dal 20 dello stesso mese. Da quel momento la situazione precipita. In meno di 72 ore, i contagiati si allargheranno a tutte le province lombarde. I possibili casi di gennaio vengono collegati a presunti Covid-19, anche se non tutti verificate col tampone, ricostruendo i contatti dei positivi e confrontandoli con le linee dell'Oms che alla fine di dicembre aveva diffuso la sintomatologia del nuovo virus.

Dopo una indicazione del 1° gennaio, l’aumento dei possibili casi inizia a salire già dal 14 con una diffusione geografica precisa. In Lombardia spuntano due macchie blu che rappresentano possibili soggetti con coronavirus. Una di questi punti si trova a nord-ovest di Milano, la seconda nell'area del Basso Lodigiano. Meno di una settimana dopo. È il 20 gennaio quando si evidenziano possibili casi nella zona della Bergamasca, a partire dai comuni di Curno, Gazzaniga, Nembro e Alzano. In questo arco di tempo parte il focolaio di coronavirus nella provincia di Cremona. All’attenzione degli esperti ci sono questi tre cluster, cioè gruppi comprendenti ognuno diversi comuni.

In queste zone, la progressione è velocissima. Nel territorio della Val Seriana, ad esempio, i contagi arrivano subito dopo il 20 febbraio a 307 rispetto ai 258 del Lodigiano. La stessa Val Seriana raggiunge un "R con zero", quanti individui può contagiare un malato di 2,9. A Lodi e Codogno, invece, questo ultimo dato non supera il 2,5. L'investigazione a ritroso, che segue gli errori di replicazione del virus a Rna, conduce al momento clou fissato tra 25 e 26 gennaio. È in questi giorni, infatti, che il paziente zero italiano rientra dalla Germania, Paese nel quale era stato individuato un cluster il 22 gennaio.

Il lavoro degli esperti è solo all’inizio.

L'équipe del professor Galli sta studiando i ceppi di Bergamo: l’obiettivo è quello di capire se questi rappresentino nuovi ingressi anteriori al 26 gennaio o se siano riconducibili a Codogno.

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