Il contagio da coronavirus potrebbe avvenire anche per via fecale. È quanto rivela un nuovo studio elaborato da un gruppo di ricercatori diretti da Zhiyong Peng e D. Wang del dipartimento di medicina e terapia intensiva presso lo Zhingnan Hospital della Università di Wuhan, in Cina.
Mentre negli Stati Uniti si valutano vaccini sperimentali, dall'altra parte del globo, nella ground zero della pandemia, si prova a capire quali eventuali percorsi secondari di trasmissione possa avere il virus. Nella nuova analisi, pubblicata sul network Jama, emergono nuove interessanti informazioni sulla natura mutevole del 2019-nCov.
I ricercatori cinesi hanno campionato 138 pazienti ricoverati in uno degli ospedali di Wuhan,nella provincia di Hubei. Quattordici delle persone esaminate hanno riportato diarrea e nausea nei giorni antecedenti alla manifestazione della sindrome respiratoria acuta. Seppur l'incidenza dei sintomi preliminari sia stata riscontrata solo nel 10% dei casi, i dati raccolti suggeriscono la possibilità di una trasmissione via fecale. A supporto di questa ipotesi, c'è la storia clinica del primo paziente statunitense a cui è stato diagnosticato il coronavirus che, prima ancora della grave insufficienza respiratoria, aveva lamentato problemi del tratto gastro-intestale. Successivamente, infatti, il virus è stato rintracciato proprio all'interno delle sue feci.
"È importante sottolineare che il virus 2019-nCov è stato rilevato nelle feci di altri pazienti con sintomi addominali simili a quelli della Sars e questo suggerisce che la trasmissione fecale è altamente probabile", afferma allo Science Media Centre del Regno Unito William Keevil, professore di sanità ambientale all'Università di Southampton. Una scoperta che non stupisce affatto gli scienziati in quanto il coronavirus appartiene allo stesso ceppo della Sars che, al tempo dell'epidemia, fece segnare un elevato numero di contagi per vie fecali. Così come ricorda il Corriere della Sera, centinaia di persone furono infettate attraverso goccioline fecali che avevano contaminato le tubature dei bagni del complesso residenziale di Amoy Gardens di Hong Kong.
Tuttavia, non è ancora chiaro quanto tempo questo virus possa sopravvivere fuori dal corpo né a quali temperature. In uno studio condotto da un gruppo di ricercatori tedeschi si ipotizza che il virus possa rimanere infettivo a temperatura ambiente fino a 9 giorni.
Ma lungi da ingenerare allarmismi eccessivi il virologo Roberto Burioni spiega che "i dati sulla trasmissibilità attraverso il contatto con una superficie contaminata non sono disponibili sul coronavirus. Sappiamo però che per altri virus, come l'influenza, può avvenire, per cui rimane validissimo il consiglio di lavarsi le mani".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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