Un nuovo ceppo di coronavirus, mutato e più aggressivo rispetto a quello rintracciato in Italia, potrebbe essere alla base del focolaio di Covid esploso in Veneto e collegato all'imprenditore vicentino rientrato dalla Serbia. Il governatore veneto, Luca Zaia, ha spiegato nel corso di un punto stampa straordinario presso la sede della Protezione civile di Marghera, a Venezia, che sono state riscontrate sostanziali differenze tra il virus ''importato'' dai balcani e quello circolante in Italia.
Il ceppo serbo
Scendendo nel dettaglio, Zaia ha dichiarato di aver fatto sequenziare il virus serbo trovato sui soggetti entrati in contatto con il dirigente di una storica acciaieria con sede a Pojana Maggiore, partito alla volta della Serbia lo scorso 18 giugno e rientrato in Italia il 25 con quattro operai.
"Io, senza dire niente a nessuno, ho fatto sequenziare il virus serbo trovato sull'imprenditore vicentino che ha portato qui il virus dopo il viaggio di lavoro, sui suoi colleghi e sulla donna cinese di Padova'', ha riferito il governatore del Veneto.
Il risultato dell'indagine è che ''nei quattro tamponi la carica virale era molto elevata''. Ciò significa, ha ribadito Zaia, che il virus è appartenente al cluster serbo ed è ''ben diverso da quello isolato in Veneto e in Italia''. In altre parole, ''si tratta di una mutazione", visto che ''il virus non autoctono è diverso, ha la sua storia ed è più aggressivo" ha concluso il governatore.
Dal momento che il ceppo serbo sembrerebbe essere molto più contagioso del virus circolante in Italia, la situazione veneta deve essere monitorata con la massima attenzione. Anche perché l'imprenditore dal quale si è originato il focolaio, prima di essere ricoverato, ha agito con molta sufficienza.
Una vicenda assurda
Riavvolgiamo brevemente il nastro. L'uomo, non appena sono state riaperte le frontiere, è partito alla volta della Serbia per effettuare un viaggio di lavoro. Nei Balcani l'imprenditore sarebbe entrato in contatto con un 70enne del posto, positivo e, secondo quanto riferito dallo stesso Zaia, deceduto nei giorni scorsi.
Una volta terminata la sua missione, l'italiano sarebbe rientrato in Italia, dove avrebbe iniziato ad accusare i primi sintomi, tra cui febbre alta e malessere generale. L'uomo non si sarebbe fermato né avrebbe pensato di mettersi in isolamento.
Dalle prime ricostruzioni è emerso che avrebbe continuato a lavorare come se niente fosse, effettuato vari spostamenti, incontrato una massaggiatrice, partecipato a un funerale e preso parte perfino a una festa di compleanno. Adesso l'imprenditore, che aveva rifiutato l'isolamento, è ricoverato nel reparto di terapia intensiva.
La situazione in Veneto
Tornando al virus, Zaia ha comunque precisato che in Veneto la situazione è sotto controllo. "Siamo in una fase di stabilità – ha sottolineato ancora il governatore - Abbiamo dei focolai domestici che non ci preoccupano, ci preoccupano un pò di più ceppi di virus portati da fuori per i quali abbiamo intensificato i controlli. È un pò la storia da inizio luglio ad oggi, la storia delle badanti moldave, dei parenti dall'Australia, dei cittadini di Congo, Bangladesh...".
"In questo contesto - ha concluso -
noi abbiamo ormai la certezza che il nostro ceppo di virus è meno virulento e c'è un nuovo fenomeno che magari qualcuno non aveva ben compreso e pensava che fosse solo un discorso da leghisti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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