Cultura e Spettacoli

Così ci siamo mangiati anche i cinepanettoni

Così ci siamo mangiati anche i cinepanettoni

Che fine ha fatto il cinepanettone? Dopo una lunga malattia purtroppo è venuto a mancare, ne dà il triste annuncio l'industria del cinema italiano che, per quasi quarant'anni, su questo re delle festività ci ha mangiato, ehm... campato. Il Natale 2019 sarà infatti il primo, dal lontano Vacanze di Natale del 1983 del rimpianto Carlo Vanzina, senza un film riconducibile a un genere che, nel bene e nel male, ha rappresentato il cinema nazionalpopolare italiano per antonomasia.

Anche l'ultimo dei moicani rimasto a difendere i cinepanettoni, ovverosia Massimo Boldi, quest'anno ha dato forfait: «Ho rinunciato al Natale perché è un periodo con troppa concorrenza», aveva dichiarato qualche mese fa. Sicuramente sarà stata la «paura» per la prima data annunciata di uscita del nuovo film di Checco Zalone, Tolo Tolo, proprio a Natale per poi invece essere spostata al primo gennaio, a fare desistere Boldi dal confezionare un cinepanettone doc. Senza dimenticare che anche Ficarra & Picone arriveranno al cinema il 12 dicembre con il loro viaggio nel tempo fino all'anno zero di Gesù con Primo Natale. Così dopo la sorprendente reunion dello scorso Natale di Boldi e De Sica con Amici come prima, il maggiore incasso natalizio 2018 con più di otto milioni di euro, ecco che Boldi salta un giro mentre De Sica esce, anche come regista, con un nuovo film, Sono solo fantasmi, che però è una commedia horror. Tornando con il pensiero allo scorso anno, sorprendente fu anche l'esordio di Netflix con un cinepanettone con tutti crismi: Natale a 5 stelle di Marco Risi con Massimo Ghini e la sceneggiatura dei fratelli Vanzina. Un canto del cigno?

Chissà. Certo Boldi ha già annunciato che l'anno prossimo tornerà con il suo sodale De Sica in Vacanze di Natale 2020 però il fatto che durante le prossime festività il pubblico non potrà mangiare il cinepanettone racconta plasticamente la fine di un genere che ha dato alle sale l'opportunità di accogliere un pubblico completamente nuovo che non metteva piede al cinema se non una volta l'anno.

Come per un rito, un'italica messa di precetto anche se più in chiave carnevalesca e liberatoria, per prendersi un po' in giro e sorridere tutti insieme. Insomma quegli spettatori che venivano visti diversi, addirittura antropologicamente, da una certa sinistra sempre un passo indietro rispetto alla comprensione dei fenomeni di massa come ricorda lo studioso irlandese Alan O'Leary nel suo volume del 2013 Fenomenologia del cinepanettone (Rubbettino). Celebre infatti l'episodio di un grande sceneggiatore come Francesco Piccolo che, incontrando il pubblico «di un altro mondo» il 26 dicembre 2005 all'Adriano di Roma per Natale a Miami di Neri Parenti, lo descrive così: «Le donne hanno la pelliccia e alcune sono addirittura obese!». Film che, ricordiamolo, incassò «solo» - si fa per dire - più di 21 milioni di euro e che fu l'ultimo insieme di Boldi e De Sica prima della lunga separazione. Per fortuna è arrivato Checco Zalone, anche se solo a bienni alterni che sono diventati pure trienni, a (ri)portare il pubblico in sala.

L'agonia è stata lunga e oggi sembra appartenere quasi a un'altra era geologica il record dei 28 milioni e 300mila euro di incasso di Natale sul Nilo a cavallo del 2002-2003. De Laurentiis che li produceva con la sua Filmauro ha tenuto duro riuscendo a mantenere i suoi cinepanettoni sulla soglia psicologica dei 20 milioni di incasso fino al 2009 con Natale a Beverly Hills anche senza più la coppia Boldi-De Sica mentre, l'anno successivo, Natale in Sudafrica già scendeva a 18 milioni e mezzo e subito dopo, nel 2011, Vacanze di Natale a Cortina precipitava a 11 milioni e 700mila euro. Da lì non si è più ripreso anche se i successivi esperimenti, come Colpo di fulmine con De Sica e Lillo & Greg, si difendevano sui dieci milioni mentre Super Vacanze di Natale di due anni fa, una specie di «blobbone» di 35 anni di cinepanettoni è rimasto sotto i 400mila euro.

Ma, incassi a parte, qualcosa si è incrinato per sempre, frutto del naturale esaurimento di un ciclo, come per qualsiasi filone produttivo. Ciononostante subentra inevitabile la nostalgia.

Così pure una celebre battuta, come quella del primo Vacanze di Natale: «Anche questo Natale se lo semo levato dalle palle», ora un po' mette il magone.

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