Coronavirus

"Sistema sicuro". La vaccinazione eterologa e le 15 trombosi evitabili

15 trombosi in meno con il mix tra vaccini diversi: ne è convinto il professor Abrignani, membro del Cts, che sposa la scelta dell'Aifa di approvare questo nuovo protocollo. "È già successo in passato"

"Sistema sicuro". La vaccinazione eterologa e le 15 trombosi evitabili

Nel caos che regna sovrano, prova a fare un po' di chiarezza e dare rassicurazioni il Prof. Sergio Abrignani, componente del Comitato Tecnico Scientifico, favorevole al mix tra due vaccini diversi. "Probabilmente eviteranno almeno una quindicina di trombosi da vaccino considerando che le dosi sarebbero andate ad una decina di milioni di persone".

I precedenti mix vaccinali

In un'intervista rilasciata al Corriere, l'immunologo si dice contrario ai vaccini a vettore virale (quindi AstraZeneca e Johnson&Johnson) al di sotto dei 60 anni di età, ricordando che già in passato si era ricorso al mix tra due vaccini diversi per combattere altre infezioni. "È successo per i vaccini contro l’epatite B, il meningococco C e per l’antinfluenzale che ripetiamo ad ogni stagione, come fossero tanti richiami. Accade normalmente che il tipo di vaccino venga cambiato senza aver fatto studi registrativi di fase 3, sull’uomo, delle combinazioni ma solo per il singolo richiamo. Nel corso degli anni le tecnologie sono cambiate eppure abbiamo continuato a utilizzare il mix che funziona sul piano della copertura e della risposta anticorpale. Principi di base della vaccinologia". Ci si domanda se il definitivo colpo di grazia ad AstraZeneca sia dovuto alla morte della sfortunata 18enne Camilla per emorragia cerebrale dopo aver ricevuto la prima dose. "No, già ne stavamo discutendo, non siamo stati condizionati da questa storia così dolorosa", afferma Abrignani.

I perché della scelta

Nonostante molti esperti siano ancora scettici, l'Aifa ha appena approvato la possibilità della seconda dose diversa dalla prima: tra le motivazioni c'è anche il cambiamento dello scenario epidemiologico in Italia con 20-30 casi ogni 100mila abitanti ed il rapporto rischio-beneficio per fasce d'età delle vaccinazioni con vaccini a base di vettori virali è cambiato. "Inoltre - aggiunge l'esperto - abbiamo alternative più sicure costituite da Pfizer e Moderna che oggi non presentano problemi di approvvigionamento. Quindi, seguendo il principio della massima cautela abbiamo suggerito di non correre un rischio bassissimo ma esistente per la popolazione fra 18 e 55 anni". Oltre all'Italia, il mix vaccinale è già stato approvato in Germania, Canada, Francia, Svezia, Spagna, Norvegia e Finlandia grazie ad alcuni nuovi studi che evidenziano sicurezza ed efficacia. "Confermano quello che ci aspettavamo e cioè che il mix è piu potente a parità di sicurezza".

Le cause delle trombosi

L'esigenza di cambiare in corsa e senza studi precedenti, come ormai ben sappiamo, riguarda i rari casi trombotici con carenza di piastrine che si sono verificati, però, quasi sempre con il vaccino AstraZeneca: Abrignano spiega che in Gran Bretagna, su circa 25 milioni di persone, si è osservato un caso ogni 70-100mila vaccini con la prima dose ed ogni 600mila con la seconda. Su J&J, invece, i dati europei sono ancora scarsi e ci si affida a quanto accaduto oltreoceano: negli Stati Uniti, fino a metà maggio, si sono avuti 30 casi su 9,6 milioni di vaccinati mentre in Italia, su 1,1 milioni di vaccinati, ne abbiamo avuti tre. "Queste trombosi inizialmente determinavano una mortalità fra il 20 e il 30% che, però, oggi è scesa di molto perché ne abbiamo capito il meccanismo dipendente da risposta immunitaria abnorme. Le curiamo da subito con immunoglobuline endovena e cortisone. Questi fenomeni si concentrano tra 18 e 55 anni, soprattutto sulle donne e sono dovuto a meccanismi di autoimmunità non ancora ben compresi".

Quanto durano gli anticorpi

In un'intervista che pochi giorni fa il Prof. Abrignani ha rilasciato al nostro giornale (qui il link per leggerla), si era parlato anche della durata degli anticorpi Covid, materia ancora sconosciuta ed oggetto di studi, smentendo però che l'immunità possa rimanere per sempre. "È sbagliato dirlo - ha affermato l'esperto - Inoltre il Covid è presente da troppo poco tempo per tirare qualsiasi tipo di conclusione.

In immunologia sappiamo con assoluta certezza che un virus nel nostro organismo sviluppa immunità, però esistono anche motivi per cui ci si può reinfettare anche con lo stesso microrganismo".

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