Cronache

Cosa c'è dietro il boom degli sbarchi

Si va verso un "settembre nero" sul fronte dell'immigrazione, per la prima volta dopo due anni il numero degli sbarchi segnerà un aumento su base annuale. Diversi fattori pesano su questa circostanza: dalle elezioni in Tunisia alla guerra in Libia, passando dalla linea inaugurata dal governo Conte II

Cosa c'è dietro il boom degli sbarchi

Gli sbarchi sono in aumento e questo, al netto delle polemiche politiche e dei dibattiti di questi ultimi giorni, rappresenta un dato oggettivo riscontrabile in primis nei numeri.

La matematica non è un’opinione e dunque non può mentire: in questo mese di settembre, come dimostrano i dati forniti dal Viminale, il numero di migranti approdati lungo le nostre coste è salito del 57% rispetto allo stesso periodo del 2018.

È la prima volta dal 2017 che si assiste, su base annuale, ad un’impennata degli sbarchi. Dodici mesi fa, il calo rispetto all’estate precedente supera addirittura l’80%, nei primi otto mesi di questo 2019 a sua volta si assiste ad un decremento del 68%. In poche parole, questo mese di settembre rappresenta una vera e propria svolta sul fronte dei flussi migratori: anche se si è lontani dai numeri delle fasi di emergenza degli anni passati, si riscontra però un ritorno del segno positivo nella casella che indica l’andamento degli arrivi di migranti nel nostro paese.

Una circostanza che mette in imbarazzo il nuovo esecutivo, insediatosi il 5 settembre scorso. L’aumento degli sbarchi coincide esattamente con l’inizio dell’operatività del governo Conte II, i cui primi atti segnano una certa discontinuità con l’esecutivo gialloverde. A cominciare dal via libera all’ingresso in Italia della nave Ocean Viking, appartenente all’Ong Sos Mediterranèe, in due distinte occasioni.

Ma non è certo soltanto questo ad incidere sul “settembre nero” dell’immigrazione. Tanti i fattori, interni ed esterni al nostro paese, che causano una certa convergenza in grado di far aumentare repentinamente gli sbarchi.

A ben guardare cosa avviene nei paesi a noi dirimpettai, si notano situazioni in grado di favorire una ritrovata operatività da parte dei trafficanti di esseri umani. Sotto la lente di ingrandimento è, in primo luogo, la Tunisia. Da qui parte la stragrande maggioranza dei barconi che portano a Lampedusa, e non solo, migliaia di migranti. Il paese nordafricano in queste settimane di settembre è impegnato con una lunga e delicata campagna elettorale, il 15 di settembre infatti si tiene il primo turno delle presidenziali ed adesso ci si prepara al ballottaggio. Gran parte delle forze di sicurezza è impegnata a garantire stabilità per il regolare svolgimento delle consultazioni, questo lascia quindi più spazio ai trafficanti per poter organizzare le partenze verso l’Italia.

Soltanto sabato la polizia tunisina riesce, grazie ad un blitz attuato in tre distinte località, a fermare cinque barchini con complessivamente 75 migranti a bordo già pronti per effettuare la traversata del Mediterraneo. Ma il fenomeno è ben più ampio e complesso. Anche perché, proprio in questo mese di settembre, si nota un’anomalia non riscontrata in precedenza: la partenza di migranti sub sahariani dalla Tunisia.

È il segno di come, da qualche settimana a questa parte, i gruppi criminali che tradizionalmente operano in Libia, iniziano a spostarsi anche in Tunisia. Sul perché di questo cambiamento nelle dinamiche dell'attività dei trafficanti, al momento si possono supporre solo ipotesi che vanno dalla mancanza di garanzie di sicurezza nei porti libici, per via della guerra a Tripoli, fino alla volontà dei criminali di sfruttare la minore distanza tra le coste tunisine e quelle di Lampedusa.

Ma è anche la stessa rotta libica a registrare un incremento delle partenze. Le autorità tripoline che rispondono al governo di Al Sarraj, con cui l’Italia nel 2017 stringe un accordo per il contrasto dell’immigrazione, affermano di aver recuperato e rispedito indietro almeno 500 migranti solo nel mese di settembre. Alarm Phone, il network telefonico che raccoglie gli sos dei barconi in difficoltà, dal canto suo fa presente che mai come in questo momento riscontra tante chiamate da imbarcazioni in rotta dalla Libia verso Malta o Lampedusa.

Dunque, fattori interni ed esterni al nostro paese stanno contribuendo ad uno dei mesi più critici sul fronte dell’immigrazione. Ma il fatto che gli sbarchi aumentino in concomitanza con l’insediamento del governo giallorosso, non costituisce solo una mera coincidenza. È probabile infatti che l’annunciata discontinuità rispetto alla linea dell’ex ministro Salvini, al pari delle prime autorizzazioni date a navi delle Ong, diano dall’altra parte del Mediterraneo l'idea che arrivare a Lampedusa e nel resto d’Italia adesso è più semplice.

E che magari, sfruttando anche gli altri fattori sopra richiamati, è possibile recuperare il tempo (ed il denaro) perduto nei mesi in cui i numeri degli sbarchi erano visti costantemente al ribasso.

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