Coronavirus

Covid-19 e i danni il cervello: così viene colpito indirettamente

Se è vero che il virus non colpisce il cervello in maniera diretta, le conseguenze 'indirette' più frequenti vanno dalla cefalea fino all'anosmia. Il Prof. Alessandro Olivi, neurochirurgo di fama internazionale, ha risposto ad alcune nostre domande

Giunzione tra mucose nasali e strutture inferiori del lobo frontale
Giunzione tra mucose nasali e strutture inferiori del lobo frontale

Per capire se anche il cervello è colpito dal Covid-19 ci siamo rivolti al Prof. Alessandro Olivi, eccellenza italiana nel campo della neurochirurgia: ben 27 anni alla Johns Hopkins University di Baltimora come vicedirettore della Neurochirurgia e Direttore della divisione di Neurochirurgia oncologica, da soli, fanno capire la sua caratura mondiale. Adesso Direttore dell'Unità Operativa Complessa di Neurochirurgia del Policlinico Gemelli di Roma, ci ha spiegato come il virus "attacchi" il nostro organo. "Impariamo continuamente da questa infezione che ci affligge da 6 mesi. Al Gemelli, per fortuna, non abbiamo riscontrato complicazioni neurologiche serie", ha detto il professore.

In che modo il Covid colpisce il cervello, quale è il meccanismo?

"Il virus Covid-19 non sembra che colpisca direttamente il cervello. Non vi sono ancora dati che riportano l'isolamento del Coronavirus nel tessuto cerebrale o nel liquido cefalo-rachidiano (cosiddetto "Liquor"). Vi sono, invece, riportate, manifestazioni neurologiche associate all'infezione virale quali cefalea, vertigini e capogiri, confusione, insonnia, crisi epilettiche, delirio, che tuttavia non sono il segno di un coinvolgimento diretto del tessuto cerebrale da parte del virus, ma di sintomi indiretti della malattia sistemica.

Quali sono i coinvolgimenti cerebrali "indiretti"?

"Sono stati segnalati casi rari di una condizione descritta quale 'Encefalite Necrotizzante', il cui meccanismo di insorgenza più accredidato è quello di una vigorosa reazione autoimmune durante la cosiddetta 'tempesta immunitaria' che caratterizza i casi più gravi di infezione Covid-19 (alla base peraltro delle compromissioni polmonari più drammatiche). Inoltre, sono stati segnalati anche rari casi di ischemie cerebrali (strokes) per le quali si ipotizza un meccanismo di ipercoagulabilità generale (anche questo osservato nei casi più severi di patologia polmonare) nei vasi sanguigni che a volte può coinvolgere anche quelli che perfondono il cervello. Le conseguenze sono, ovviamente, quelle di danni cerebrali anche permanenti. Anche in questi casi, come detto molto rari, il meccanismo è indiretto e mediato da una patologia vascolare".

Quali sono i sintomi?

"Sintomi neurologici associati alle infezioni Covid-19 sono cefalea, vertigini e capogiri, confusione, insonnia, crisi epilettiche, delirio e anosmia. Quest'ultimo sintomo (diminuzione o assenza dell'olfatto) è l'unico per il quale si ipotizza un diretto coinvolgimento, da parte del Covid-19, delle mucose nasali e delle terminazioni nervose che viaggiano dalle mucose stesse verso i bulbi olfattori. Gli altri sintomi sono manifestazioni neurologiche indirette dell'infezione sistemica. Anche le ischemie cerebrali, segnalate in alcuni casi di pazienti affetti da infezioni Covid-19, sono, verosimilmente, la conseguenza di una patologia vascolare (ipercoagulabilità e relative trombosi) osservata nei casi più gravi delle infezioni virali ma non di un diretto coinvolgimento del tessuto cerebrale da parte del virus stesso".

Quali sono i danni che il virus può provocare?

"Nei rari casi di ischemie cerebrali da trombosi o negli ancora più rari casi di encefaliti necrotizzanti, i danni cerebrali possono essere significativi e permanenti (paralisisi, deficit cognitivi e neurosensoriali). Le manifestazioni neurologiche indirette, invece, sono nella maggior parte dei casi temporanee e reversibili.

Quali sono le conseguenze?

"Sulle conseguenze neurocognitive tardive (depressione, irritabilità rallentamenti cognitivi) in pazienti che hanno superato le forme clinicamente più serie dell'infezione virale, ancora non vi sono dati definitivi ma vi è un'attenzione particolare da parte del personale sanitario coinvolto nel monitoraggio longitudinale attento di questi pazienti".

Qual è la percentuale di persone colpite al cervello?

"Ancora una volta, non sembra che ci sia un coinvolgimento diretto del virus a livello cerebrale. I sintomi neurologici 'aspecifici' ed indiretti (soprattutto cefalea e anosmia) sono abbastanza frequenti ma anche temporanei e reversibili".

C’è una categoria di persone che colpisce maggiormente (donne, uomini o bambini)?

"Le manifestazioni neurologiche seguono ovviamente, in frequenza, quelle della incidenza della infezione virale clinicamente più significativa con maggiore prevalenza nelle persone anziane e con co-morbidità".

C’è una terapia specifica per curarlo?

"Come per il virus, non c'è una terapia specifica che sia stata identificata. Per le forme di trombosi cerebrale (con ischemia) il trattamento è quello della terapia anticoagulante, quando praticabile, o dell'intervento endovascolare come per tutte le ischemie. Non vi è trattamento specifico per i rari casi riportati di encefaliti necrotizzanti".

Ci sono esami strumentali (Tac o altro) che mostrano la presenza del virus nel cervello?

"Gli studi ad immagini possono evidenziare i rari coinvolgimenti strutturali 'indiretti' del virus (ischemie, encefaliti).

Esami quali la rachicentesi (punture lombari con analisi del liquido cefalorachidiano) possono identificare la presenza del virus nel Sistema Nervoso Centrale, ma finora non vi sono segnalazioni di positività a riguardo".

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