Coronavirus

Covid, Gismondo: “Rischio no immunità di gregge fino al 2024”

L’esperta ha spiegato che se si allungano i tempi scadrà la protezione anche per i soggetti già vaccinati

Covid, Gismondo: “Rischio no immunità di gregge fino al 2024”

A lanciare l’allarme questa volta Maria Rita Gismondo, microbiologa e direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano, che all’Adnkronos Salute non ha usato mezzi termini: “In Italia, con i numeri attuali, con le attuali capacità, non riusciremmo a raggiungere un'immunità di gregge contro Covid-19 fino al 2024". Una profezia non proprio auspicabile, ma secondo l’esperta il rischio c’è eccome. La Gismondo ha infatti spiegato che questa è la prospettiva che ci dovremo attendere, tenendo conto sia del numero di dosi di vaccino che fino a questo momento sarebbero nel nostro Paese, sia del numero di vaccinatori disponibili. Insomma, l’importante è riuscire a vaccinare quante più persone possibili in un lasso di tempo molto breve.

Gismondo: "Non c'è una esatta agenda vaccinale"

Anche perché, come sottolineato dalla microbiologa, se vengono allungati i tempi per le vaccinazioni, considerando che potrebbero coprirci per circa 8-10 mesi, ora che vengono vaccinati tutti, i primi rischiano di aver già perso la protezione e ritornare scoperti, quindi facile bersaglio del virus. La Gismondo ha sottolineato “il fatto che non vi sia una esatta agenda vaccinale è sotto gli occhi di tutti", e in parte dipende anche dalla produzione dei vaccini. Secondo l’esperta sarebbe quindi il caso di iniziare a pensare anche ad altri vaccini che sono già in fase 3 di sperimentazione, oltre a quelli già approvati in Unione Europea, di Pfizer-BioNTech e di Moderna. A breve dovrebbe arrivare anche quello di Astrazeneca.

Ritardare la seconda dose

In ogni caso, se si devono fare i conti solo con i vaccini già disponibili, la Gismondo sembra essere in accordo con Giuseppe Remuzzi, il direttore dell'Irccs Mario Negri.

Entrambi sarebbero dell’idea di somministrare la prima dose di vaccino a più persone, andando ad aumentare il tempo tra la prima e la seconda dose, in modo da riuscire a proteggere più soggetti. "Considerate le pubblicazioni scientifiche che assicurano sulla possibilità di una seconda dose più in là nel tempo, è certamente più conveniente vaccinare con la prima dose un più ampio numero di persone, piuttosto che procedere in tempi ristretti con la seconda coprendo però una quota inferiore di popolazione" ha tenuto a precisare la Gismondo. Anche in questo modo però il rischio è quello di non riuscire a raggiungere l’immunità di gregge entro il 2021, e neanche nel 2022 o 2023. Forse più pensabile per il 2024.

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