Coronavirus

'Covid? Il governo ci ha dimenticato'. L'inferno degli italiani all’estero

Le testimonianze nella diretta live organizzata da Eureca in collaborazione con ilGiornale.it

'Covid? Il governo ci ha dimenticato'. L'inferno degli italiani all’estero

Italiani sì, ma dimenticati all'estero. Durante la crisi provocata dal coronavirus, non sono pochi i connazionali che nella speranza di tornare in Patria si sono trovati di fronte il muro di gomma di un governo incapace di organizzarne il rientro.

In collaborazione con ilGiornale.it e l’associazione Eureca, raccontiamo – attraverso testimonianze, petizioni e flash mob sui social – quanto sta accandendo. Coordinati dal Presidente di Eureca Angelo Polimeno Bottai, intervengono i giornalisti Serena Sartini (askanews) Giuseppe De Lorenzo (IlGiornale.it), Vincenzo Arcobelli per il CGIE-USA, Salvatore Pellecchia della Fit-Cisl, Patrizia Angelini, presidente del Festival “Italia in the World”, l'onorevole Simona Baldassarre e l'onorevole Andrea Del Mastro (qui sotto la diretta).

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"I miei genitori sono bloccati in Italia insieme ad altre persone", racconta Doreley Cammarano. "Il sentimento è la sensazione di essere abbandonati da quando è iniziata l'emergenza. Tanti sono arrivati in Uruguay prima che iniziasse il caos coronavirus. Avevano i voli già acquistati, ma poi sono stati cancellati. Hanno provato a contattare le ambasciate, ma mancano i voli coordinati per rientrare in Italia". Le cronache raccontano di voli comunicati all'ultimo, aerei con prezzi esorbitanti, viaggi fino in Europa ma non in Italia. Un inferno.

"Qui ci sono tra 700 e 800 persone bloccate", spiega Adele Castellaccio che si trova in Marocco. "Sono persone temporaneamente all'estero e si sono trovate in un contesto surreale: a differenza di quanto detto da Di Maio, non non vogliono un biglietto gratis per tornare dalle vacanze. Il loro volo è stato annullato, ne hanno comprati altri e sono stati a loro volta annullati". Biglietti che nessuno rimborserà e che non sono serviti a nulla. Qualche volo organizzato dai consolati è partito, ma spesso già pieni e comunque non sufficienti. "Molti stanno rischiando di perdere il lavoro perché non riescono a rientrare".

Giordano Bruno Gerri, dalle Canarie dove aveva raggiunto i figli, racconta invece la sua esperienza positiva. "Al momento del blocco non avevo bisogno di tornare in Italia - spiega - c'erano dei voli ma ho preferito lasciarli a chi era in difficoltà: avevano finito i soldi, non avevano l'albergo. Gente disperata". Parla di un sistema efficace del corpo diplomatico, in grado di riportare molti concittadini a casa.

Drammatico, invece, il racconto di Roberto Nativi, dalla Romania. "Sono partito l'8 marzo per andare a Bucarest, ho chiamato la Farnesina per sapere se potevo partire e la sera Conte è andato in tv a dire che l'Italia era tutta zona rossa. Allora il governo rumeno è intervenuto per dichiarare di fatto lo 'stato di guerra', con ordinanze militari. Io sono corso all'aeroporto per cercare di prendere un volo, ma erano tutti cancellati. È iniziato un calvario allucinante. L'ambasciata ha fatto 12 voli speciali, ma veniva detto che erano riservati solo ai casi emergenziali. Poi il 2 maggio mia madre si è aggravata e ho spiegato all'ambasciata il mio problema. Ma voli speciali non se ne facevano più". Neppure le triangolazioni con altri Stati erano possibili. "Alla fine ho preso un aereo da Bucarest per Atene nella speranza di prendere il volo speciale che partiva da lì. L'ambasciatore mi ha concesso un permesso. Sono stato preso all'aeroporto, mi hanno prelevato il passaporto, sono stato tenuto dalla polizia per 20 ore nell'area arrivi e poi sono ripartito. Arrivato a Fiumicino il 19, ho fatto 39 ore di viaggio per arrivare a casa".

(In aggiornamento)

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