Covid, situazione sotto controllo in Italia ma la curva epidemiologica sta cambiando

La situazione Covid nel Paese è sotto controllo ma gli esperti tengono alta l'attenzione: no all'apertura degli stadi e nessuna autonomia decisionale alle regioni

Covid, situazione sotto controllo in Italia ma la curva epidemiologica sta cambiando

L'Italia, nella sua interezza, non è mai stata Covid free e da agosto in poi nel nostro Paese si assiste a un nuovo innalzamento del numero dei contagi. Finora il trend non è preocupante, anche se l'indicatore più affidabile per testare la situazione del Paese non sono i contagi ma i ricoverati in terapia intensiva. Attualmente la situazione è sotto controllo, le percentuali di aumento in tal senso sono in crescita di un punto percentuale al mese, ancora sostenibile per il nostro sistema sanitario. Nonostante questo, il governo chiede massimo rigore.

"Siamo molto lontani dalla criticità vissute, anche se la gravità dei malati in terapia intensiva è identica", sottolinea Massimo Antonelli, direttore del dipartimento di Anestesia e Rianimazione del policlinico Gemelli di Roma e membro del Cts. Le terapie intensive sono passate dal 2% al 3% in un mese e non rappresentano un problema allo stato attuale, anche perché tra marzo e aprile nel nostro Paese sono stati implementati i posti letto. Ma l'obiettivo, adesso rimane uno: evitare il tracollo. È in quest'ottica che si sta muovendo il governo, che ora vuole evitare gli errori macroscopici compiuti d'estate, che hanno portato alla crescita dei contagi.

Nicola Zingaretti ha interpretato alla lettera le linee guida del governo e alla luce di questo ha dichiarato che non esclude un nuovo lockdown. È bene specificare che una nuova chiusura generalizzata non è attualmente ipotizzabile in Italia ma la situazione al di là dei confini inizia a fare davvero paura e la curva epidemiologica di alcune regioni, soprattutto del Lazio, è vicina alla soglia di allarme. Francia e Spagna sono ripiombate nell'incubo del Covid e in alcune aree delle capitali si è reso necessario istituire delle zone rosse per il contenimento dei contagi. Nicola Zingaretti in questo momento sta lavorando per evitare che uno scenario simile si presenti anche per Roma, perché porterebbe conseguenze gravissime al tessuto sociale ed economico della Capitale e, di riflesso, del Paese.

In questo quadro si collocano le prossime azioni del governo, come il nuovo dpcm e la possibilità di prorogare lo stato di emergenza fino al prossimo 31 dicembre, anche se attualmente le condizioni non lo renderebbero necessario. Il Cts ha già dato il suo parere fortemente negativo sulla riapertura degli stadi a seguito della situazione epidemiologica Covid, seppure la nostra migliore rispetto ad altri Paesi. I 1500/1900 contagi quotidiani del nostro Paese non sono ancora influenzati dalla riapertura delle scuole e delle università e dal ritorno in ufficio dallo smartworking e solo tra 2/3 si potranno avere le eventuali ripercussioni di queste aperture.

Diverso è il discorso degli stadi e degli impianti sportivi. Il Cts ne ha negato la riapertura perché significherebbe far spostare le persone per seguire il campionato di calcio e gli altri eventi, anche se era previsto il riempimento solo al 25%. Si verrebbe a creare una possibile pressione sui servizi di prevenzione che difficilmente potrebbe essere sostenuta per il tracciamento dei contagi e da qui, con una reazione a catena, il rischio è quello di tornare al caos di marzo e aprile, con gli ospedali al collasso. Proprio al fine di evitare questo, il ministro della Salute Roberto Speranza tira dritto per la linea dura e la chiede alle regioni. Il ministro sottolinea l'importanza dell'allineamento di ogni singola regione alle scelte nazionali, senza deroghe per decisioni autonome.

L'obiettivo di Roberto Speranza è quello di evitare quanto accaduto in estate, quando le regioni hanno derogato al divieto di apertura delle discoteche, innescando la nuova catena di contagi Covid. Nel caso in cui ci dovessero essere iniziative di questo tiopo, il ministro si è detto pronto a intervenire per bloccarle, anche se spera "di non dover arrivare a questa via estrema".

Proprio per questo, è attualmente non valido il protocollo proposto da Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni, per la riapertura degli stadi. Seppure siano state previste misure valide per il distanziamento, è impossibile bloccare l'adrenalina e il tifo negli stadi, le reazioni animate a gol e decisioni arbitrali dubbie.

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