Cucchi, assolto di nuovo il dirigente penitenziario Marchiandi

Il secondo processo d’appello ordinato dalla Cassazione

La sorella di Stefano Cucchi con la foto del fratello morto
La sorella di Stefano Cucchi con la foto del fratello morto

Di nuovo assolto Claudio Marchiandi, il dirigente della polizia penitenziaria accusato di aver coperto le prove di un pestaggio di Stefano Cucchi.

«Il fatto non sussiste», per la prima sezione penale della Corte d’appello di Roma, presieduta da Andrea Calabria. Questo era il secondo processo d’appello: condannato a due anni nel 2012 in abbreviato dal gup Rosalba Liso per falso ideologico, abuso d’ufficio e favoreggiamento personale, il funzionario del Prap fu assolto nel giudizio di secondo grado l’anno successivo. Sentenza poi annullata nel 2014 dalla Cassazione, che ordinò un nuovo processo.

Quello appunto che ora è stato celebrato a Roma. Un processo parallelo che sembrava potesse gettare nuova luce sulla vicenda della morte di Cucchi, il geometra di 32 anni arrestato per droga il 16 ottobre del 2009 e deceduto sei giorni dopo mentre era ricoverato nella struttura protetta dell’ospedale Sandro Pertini.

Marchiandi sarebbe appunto intervenuto, secondo l’accusa rappresentata dal sostituto procuratore generale Eugenio Rubolino, che ha chiesto la stessa condanna decisa in primo grado, per far alterare la cartella clinica e far ricoverare il giovane in una struttura protetta «da orecchie e occhi indiscreti», in tutto e per tutto sottoposto al regime carcerario. Questo, per coprire di fatto gli autori di chi lo aveva brutalmente pestato, pur sapendo che un paziente come Cucchi, con patologie non stabilizzate, sarebbe stato meglio curato in una struttura ospedaliera normale.

Tesi che non ha convinto la corte. I giudici, con la sentenza al termine di un’ora scarsa di camera di consiglio, hanno invece condiviso le argomentazioni di Oliviero De Carolis, difensore dell’imputato.
Secondo l’avvocato la prima sentenza di appello che assolveva Marchiandi era «pienamente coerente e in linea con le assoluzioni definitive, certificate dalla Cassazione, degli agenti di polizia penitenziaria, cui era stato inizialmente attribuito il pestaggio di Cucchi, dei tre infermieri e di uno dei medici in servizio al Pertini».

La tesi del complotto, di cui avrebbe fatto parte il funzionario

del Prap per tenere nascosti i responsabili del pestaggio di Cucchi, «era già venuta meno». Ed era tutto da dimostrare che Marchiandi fosse consapevole delle reali condizioni di salute di Cucchi quando arrivò al Pertini.

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