Politica economica

Dai mercati una conferma: la direzione è quella giusta

Dopo il rinvio di Moody's di venerdì 19 maggio, è ieri arrivata la schiarita di Dbrs

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Dopo il rinvio di Moody's di venerdì 19 maggio, è ieri arrivata la schiarita di Dbrs. L'insidioso uno-due delle agenzie di rating si è concluso con un ottimo risultato per l'Italia: Moody's, che minacciava fuoco e fiamme, ha rinviato a novembre la revisione del suo giudizio sulla qualità dei titoli del debito pubblico; mentre Dbrs ha fatto di più, confermando l'attuale rating grazie alle buone prospettive di crescita dell'economia, all'occupazione e alle riforme in cantiere. Questo clima finanziario buono intorno all'Italia riflette tecnicamente le condizioni macroeconomiche e l'impatto delle politiche monetarie sulla nostra economia. Ma allo stesso tempo non può essere ignorato il valore politico: da che mondo è mondo - e specialmente dal 2011 in poi - i giudizi delle agenzie di rating sugli Stati valgono anche per i governi sottostanti. E di fronte all'esecutivo in carica dal novembre scorso, persino l'agenzia Usa con noi storicamente più severa - aveva peggiorato il suo «outlook» in seguito alle dimissioni di Draghi - si è ritirata in buon ordine, lasciando tutto così com'è.

Il punto è che il circo mediatico-finanziario composto da mercati, economisti, commentatori e politica tende a giudicare la situazione del Paese non in base a quello che un governo - per di più giovane come questo - sta facendo per l'economia. Quanto piuttosto per quello che lo stesso governo ha ereditato da chi lo ha preceduto. Questo vale per il debito, il deficit, il sistema fiscale, per tutte quelle fette dello Stato - dalla giustizia all'istruzione - che da tempo aspettano le riforme e persino per il Pnrr. Nella realtà il governo Meloni, con i gradi di libertà dati e limitati dai vincoli di bilancio, si è mosso bene: non ha forzato i conti in nessuna direzione e anzi, come riconosciuto da Dbrs, ha opportunamente stretto i cordoni dei bonus. Muovendosi con prudenza sul fronte del riequilibrio fiscale.

Così, a questo giro, le agenzie di rating hanno messo in ordine quello che i gufi di varia estrazione mettono regolarmente in dubbio. Sottolineando, tra l'altro, che il sistema Italia nel suo complesso presenta ottime doti di resistenza agli choc e una struttura del debito che la mette al sicuro da instabilità di breve periodo. Vediamo se questo basterà, almeno per un po', a sedare le Cassandre. Sempre in agguato, senza comprendere che, alla lunga, le «cronache» negative collocano il Paese in una posizione perennemente difficile. Creando danni strutturali all'immagine dell'Italia.

Danni che si pagano quando si deve trattare con i nostri partner europei per ogni tipo di interesse nazionale.

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