Cronache

"Tutta colpa di Conte". Il delirio del Pd siciliano, ma la verità è un'altra

"Tutta colpa di Conte". Il delirio del Pd siciliano, ma la verità è un'altra

Rompe il silenzio il segretario del Pd siciliano, Anthony Barbagallo, che è tornato a parlare dopo la debacle elettorale delle elezioni regionali, esprimendo tutto il suo malcontento per i risultati elettorali in Sicilia dello scorso 25 settembre. i dati però sono oggettivi e incontrovertibili: il centrodestra siciliano ha vinto a mani basse perché è arrivato alla tornata elettorale compatto e ben sostenuto da cinque liste. Il centrosinistra si è presentato, come sempre d'altronde, frammentato in mille correnti opposte e sconfessando se stesso dopo le Primarie. Il Pd ha candidato Caterina Chinnici, arrivata terza dopo Renato Schifani e Cateno De Luca, e poco più avanti del candidato del M5s, Nuccio di Paola. In ogni caso, i risultati elettorali sono stati abbastanza chiari: Schifani ha preso il 42,1%, De Luca il 24,0%, la Chinnici il 16,2% e di Paola il 15,2%. Anche se Pd e M5s avessero corso insieme la somma totale sarebbe state del 31,4% ben lontano dall'area del centrodestra.

Il crollo del Pd

Il Pd è ai minimi storici sia a livello nazionale che a livello regionale. Il segretario del Pd siciliano Barbagallo non ci sta e rimette le accuse chiudendo la porta a chi parla del partito democratico come un partito al capolinea. Nel corso della sua relazione alla direzione regionale Barbagallo è stato chiaro: "L'analisi del voto non può non partire dalle nostre aspettative. Aspettative che sono state deluse, il Pd non cresce come avremmo voluto, ma con buona pace dei tifosi dell'apocalisse, non collassa". Barbagallo accredita il partito come "la forza più credibile contro la destra" snocciolando i risultati nazionali dove i democratici siciliani confermano il numero degli eletti in Camera e Senato, nonostante la riduzione dei parlamentari, ma anche a livello regionale con la conferma di 11 deputati come nella scorsa legislatura ma, sottolinea, "senza nemmeno offrire passaggi ai soliti "autostoppisti" dell'Ars", vedi gli eletti di Articolo 4 migrati poi in altri gruppi nel corso dell'ultima legislatura. "Siamo il principale gruppo parlamentare di opposizione ed a noi toccherà guidarne la regia. Il m5s invece rispetto alle politiche dimezza il consenso", spiega Barbagallo. Una elezione, quella regionale, segnata "dall'alto tradimento del M5S: lunedì 22 agosto alle ore 16.30. Insieme avremmo raccontato un'altra elezione. In soli tre giorni c'era poco da fare. Abbiamo definito le liste e ci siamo messi pancia a terra". E di fronte alle critiche piovute anche dal suo partito dice "sono pronto ad assumermi la responsabilità delle scelte che ho fatto, non di quelle che non ho fatto e che non ho potuto in alcun modo impedire". "Sarebbe piaciuto anche a me essere il deus ex machina da cui tutto dipende", dice,"ma così non è stato. Per me come per gli altri segretari prima di me". Non va tutto bene, continua Barbagallo "sono io il primo a ritenere che serva immediatamente una nuova forma di partito che restituisca autorevolezza agli organi regionali, ai territori e alle esperienze che rappresentano". "Mi assumo ogni responsabilità politica ma non mi presto al gioco dei manovratori di palazzo, a chi piega l'interpretazione del dato elettorale ai suoi scopi privatissimi", ha concluso Barbagallo.

La stoccata a Conte

Per Barbagallo però, il crollo dei consensi è da attribuire all'ex premier Giuseppe Conte, additato di essere il vero responsabile della rottur dell'accordo politico."Quando Conte ha deciso di tradire i 40mila siciliani che hanno scelto di votare alle primarie e di aspettare l'ultima notte per cancellare 5 anni di opposizione ferrea al governo Musumeci, provando a guadagnare qualche punto percentuale ha tradito se stesso e soprattutto i siciliani con l'obiettivo di cosa?", si chiede Barbagallo. "Qualunque sia stata l'idea ha avuto scarsi risultati". Alla fine il sospetto è che sia colpa dell'elettore.

Malumori interni

In realtà i malumori sono pure all'interno del partito e il deputato uscente Carmelo Miceli, consigliere comunale Pd a Palermo si è detti deluso "dalla relazione del segretario e dall'andamento della direzione - spiega -. Abbiamo mancato l'appuntamento con la storia, consentendo alla peggiore destra di sempre di mantenere il governo della Regione e di conquistare quello nazionale e lo abbiamo fatto per l'incapacità di offrire agli elettori, specie in Sicilia, una proposta politica chiara". Per Miceli "la nostra è una comunità dilaniata, con circoli che chiudono giorno dopo giorno e segretari delle federazioni provinciali dimissionari. La disillusione tra i nostri iscritti sta dilagando. Tentare di normalizzare il tutto in attesa di un nuovo equilibrio tra i nuovi eletti è il più grande degli errori che potremmo commettere. È per questo che credo che un congresso, fatto con regole e tempi certi, sia l'unica delle soluzioni ai nostri mali. L'unico argine alla deriva". Miceli ha contestato senza giri di parole la linea scelta dal segretario Barbagallo:"Se dinanzi a un segretario nazionale che riconosce la sconfitta nazionale e avvia una fase congressuale garantendo tempi certi - marzo 2023 - la scelta del segretario regionale di rinviare un congresso regionale 'ricostituentè a data da destinarsi è irresponsabile.

Pericolosa".

Commenti