Cronache

I siciliani al voto tra polemiche e fake news

In Sicilia si sta votando, oltre che per le elezioni politiche, anche per le regionali ma non sono mancate le polemiche tra i candidati

I siciliani al voto tra polemiche e fake news

Ora che si sta votando, si può affermare che è stata una campagna elettorale piena di polemiche e fake news. Un tornado che ha investito gli elettori siciliani, chiamati alle urne non solo per il rinnovo di Camera e Senato, ma anche per l'elezioni regionali con il rinnovo del Parlamento siciliano e del presidente della Regione. Una campagna elettorale piena di veleni, che ha spaizzato un po' tutti ma che sembra non aver intaccato l'affluenza ai seggi.

Tutti contro Giorgia Meloni

Di polemiche però ce ne sono state fin troppe. L'ultima, in ordine di tempo, ha investito il comizio elettorale di Giorgia Meloni che a Palermo ha chiuso la propria campagna elettorale. La leader di Fratelli d'Italia è stata vittima di una doppia contestazione: la prima durante il comizio, con un gruppo di contestatori che è stato allontanato dalla polizia che ha fatto di tutto per evitare i contatti tra i due gruppi e l'altra contestazione è arrivata via social il giorno dopo con una foto palesemente modificata. Ma andiamo con ordine.

Durante il comizio di Fratelli d'Italia, una cinquantina di manifestanti, che si trovavano a sfilare in via Ruggero Settimo, hanno provato a sfondare il cordone di polizia e raggiungere il Politeama, dove era in corso l'intervento della Meloni. Nella tensione tra contestatori e forze dell'ordine un giovane è stato portato in Questura. I manifestanti hanno parlato di manganellate, alcuni cronisti hanno denunciato spintoni nei loro confronti, mentre in una nota la questura di Palermo ha prontamente comunicato che non c'era stato nessuno scontro ma solo momenti di tensione con "un operatore della Digos raggiunto al volto da un pugno". I contestatori, per lo più giovani, avevano agitato alcuni cartelli con scritte come "Il reddito non si tocca" o "Sul mio corpo decido io".

L'altra polemica è arrivata via social il giorno dopo, quando lo staff della Meloni ha pubblicato la foto della piazza con le persone presenti al Politeama. Sui social c'è chi ha gridato allo scandalo di Photoshop per riempire la piazza invece, chi ha avuto modo di analizzare la foto ha potuto constatare che lo scatto fake è stato proprio diffuso dai contestatori. I fotomontaggi, per lo più di pessima qualità, ritraevano il pubblico dell’evento di fatto “duplicato”. Molti ci hanno creduto scrivendo commenti negativi, ma le foto ufficiali pubblicate dallo staff non mostrano le manipolazioni che per giorni sono circolate sui social. Niente di più falso, perché in merito alle foto realmente pubblicate da Giorgia Meloni, alcuni utenti si sono soffermati sulle sue scarpe ritenute troppo lunghe, prova di una manipolazione che non c'è stata, basta vedere l'account ufficiale di Giorgia Meloni su Twitter, ma che invece è stata perpetrata su chi ha diffuso le foto sui social per far credere esattamente il contrario.

La frattura all'iterno del Partito democratico

Anche in casa del Pd non sono mancate le polemiche per la gestione della frattura con il Movimento 5 stelle e soprattutto nella scelta di alcuni capilista scelti più per nome che per appartenenza geografica. "Nella composizione delle liste per le elezioni nazionali, in particolare con la scelta di alcuni capilista che non rappresentano la Sicilia, è stata mortificata la dignità del Partito Democratico siciliano - ha detto il parlamentare regionale del Pd Antonello Cracolici -. È stato compiuto un grave errore, tutto questo è accaduto con le ipocrisie della classe dirigente nazionale e con i complici silenzi e l’accondiscendenza della classe dirigente regionale". Ci è rimasta male per come è stata gestita tutta la campagna elettorale anche Caterina Chinnici, figlia di Rocco Chinnici, magistrato del pool antimafia di Palermo ucciso con un'autobomba nel 1983. La Chinnici è stata indicata come un alto profilo dallo stesso Pd ma poi è stata lasciata sola: nonostante avesse vinto le primarie del centrosinistra doveva ricevere l'appoggio dei grillini e della lista dei Cento Passi. Ma dopo le primarie uscendo sconfitti hanno preso la palla al balzo della rottura nazionale dell'alleanza col Pd e lasciato la Chinnici al suo destino.

La stilettata Renzi-Conte

Nell'ultima settimana di campagna elettorale si sono registrate anche l'arresto di due candidati del centrodestra: l'ex assessore del comune di Catania Barbara Mirabella, arrestata per corruzione, e Salvatore Ferrigno, per voto di scambio. Altre polemiche non sono mancate quando il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte durante il comizio palermitano ha detto: "Renzi venga a parlare di abolizione del reddito di cittadinanza senza scorta?". Un passo falso che poi ha corretto: "Ha frainteso, volevo dire 'esci dal Palazzo".

Polemiche su polemiche anche per il candidato di Sicilia Vera, Cateno De Luca, che a fine agosto non aveva gradito alcuni articoli pubblicati sul Giornale di Sicilia. Dopo il deposito delle liste, De Luca ha testualmente scritto in un post più lungo: “Devono chiedere scusa per le vergognose attività di mascariamento nei miei confronti”. La replica dell’Ordine dei Giornalisti non si è fatta attendere: "Inaccettabili le espressioni rivolte dal candidato alla presidenza della Regione Cateno De Luca all’indirizzo del collega del Giornale di Sicilia. Nel video postato da De Luca su Facebook, oltretutto nel contesto di una campagna elettorale, si parla addirittura di mafie dell’informazione. Si tratta di una violenza verbale senza precedenti, che non è ammissibile”.

Il caos per il tagliando antifrode

Non ha riguardato solamente Palermo, ma anche il capoluogo siciliano è stato coinvolto nella domenica elettorale da diverse code ai seggi per via del tagliando antifrode, che è stato introdotto per impedire il voto di scambio e l'ingresso di schede dall'esterno. Un meccanismo che era stato già sperimentato in passato, con le elezioni del 2018. L'elettore, secondo quanto previsto, consegna al presidente del seggio, al termine delle operazioni di voto, scheda chiusa e la matita. Il presidente "verifica l'identità" della scheda "esaminando la firma e il bollo, e confrontando il numero scritto sull'appendice con quello scritto sulla lista".

Tocca sempre al presidente di sezione staccare il tagliando dalla scheda, "seguendo la linea tratteggiata", "controlla che il numero progressivo sia lo stesso annotato prima della consegna e, successivamente, pone la scheda senza tagliando nell'urna".

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