Delitto di Loris, il mistero delle fascette

Veronica consegnò delle fascette elettriche dicendo che servivano per la lezione di scienze. Ma a scuola non le hanno mai usate. E sono compatibili con quelle dell'omicidio

Delitto di Loris, il mistero delle fascette

Sono tanti i misteri che ancora avvolgono il delitto di Loris Stival. Adesso si aggiunge quello delle fascette. "Ve le restituisco, sono quelle che servivano per le lezioni di scienze", avrebbe detto la mamma Veronica all'insegnante, secondo quanto riportato da La Stampa. Il problema è che i bambini non hanno mai lavorato con quelle fascette di plastica, né per le ore di scienze né per altro. Secondo gli esami di un nuovo medico legale, il piccolo Loris sarebbe stato ucciso da una fascetta di elettricista. La madre continua a essere sospetta, ma non indagata. Ieri, insieme agli inquirenti, ha percorso il tragitto che fece la mattina dell'omicidio e poi è stata riascoltata dai magistrati in questura. A casa dei genitori di Loris, sono state sequestrate anche forbici, lacci e fili elettrici per essere comparati con i segni dello strangolamento rilevati sul collo del bambino. Ma la novità che potrebbe segnare una svolta nelle indagini è che le fascette di plastica che la mamma del bambino ha consegnato nel pomeriggio di lunedì scorso, assieme ad altro materiale scolastico che apparteneva al piccolo, alle sue due maestre sarebbero compatibili con quella utilizzata per strangolare Loris. Per avere un riscontro definitivo occorreranno alcuni giorni.

Intanto sono diverse le incongruenze nel racconto della madre. A partire da dove avrebbe lasciato il bambino, accompagnandolo a scuola. Il 29 novembre scorso, Veronica disse di avere lasciato Loris a "circa 500 metri da scuola". Il giorno successivo invece si legge nei verbali che il figlio sarebbe stato scaricato "a poche decine di metri dall'ingresso" dell'istituto. Dalle immagini delle telecamere di sorveglianza, si vede l'auto con cui Loris sarebbe stato accompagnato a scuola, ma non c'è traccia del bambino.

A tal proposito, secondo le ultime indiscrezioni, la Polo nera di Veronica Panarello non ha mai raggiunto la mattina di sabato 29 novembre la scuola frequentata dal piccolo, come invece ha raccontato la donna. Le telecamere nei pressi della scuola, infatti, non registrano mai un’immagine della vettura nell’orario indicato dalla madre del bambino.

A non tornare, c'è poi la partecipazione di Veronica a un corso di cucina nella Tenuta Donnafugata. Dopo avere accompagnato il figlio minore in una ludoteca, la Panarello ha detto di essere rimasta là "fino a mezzogiorno", ma in una seconda deposizione ha sostenuto di essere "tornata a casa per sbrigare delle faccende domestiche, per poi uscire di casa alle 9.15 e rimanere al corso fino alle 11.45".

Gli investigatori trovano anche strana la vicenda legata a un sacchetto di rifiuti, di cui la Panarello non ha fatto cenno nel primo verbale, per poi parlarne in seguito. Sarebbe stato gettato non molto lontano dal luogo dove il corpo di Loris è stato ritrovato, nella direzione opposta rispetto alla scuola. Così come sono tanti gli indizi.

A partire da quegli slip blu da bambino trovati due giorni dopo la morte nei pressi della scuola. Slip non riconosciuti dalla madre, ma che sono ancora oggetto di analisi da parte degli investigatori.

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