Ha vinto ancora una volta? Dopo che i legali di Diego Armando Maradona aveva annunciato che El Pibe de Oro aveva chiuso la sua battaglia col fisco italiano, è arrivata la smentita dell'Agenzia delle Entrate. "La Commissione tributaria centrale non ha annullato, né dichiarato estinto, né modificato il debito che il signor Diego Armando Maradona ha con l’erario italiano", afferma l'Agenzia, spiegando che è stata "rigettata la richiesta di intervento adesivo dipendente avanzata dal calciatore Maradona nel giudizio in questione, rispetto al quale lo stesso Maradona era estraneo".
Come se non bastasse, sulle notizie "inesatte" diffuse, "l’agenzia valuterà la sussistenza dei presupposti per avviare azioni legali, anche in sede civile, a tutela della propria immagine". Insomma, se fino a poco fa erano i legali di Maradona che annunciavano querele, la storia si è capovolta.
Era stato proprio l'avvocato Pisani, legale del calciatore argentino, ad annunciare in mattinata che "la Commissione Tributaria Centrale ha confermato la nullità, anche per Maradona, degli accertamenti fiscali eseguiti sul finire degli anni ’80 a carico della Società Sportiva Calcio Napoli e di suoi tesserati stranieri - oltre al fuoriclasse argentino, anche i brasiliani Careca e Alemao - per compensi pagati a società estere per lo sfruttamento dei diritti di immagine".
Inoltre, il legale spiegava che "Diego è libero da Equitalia e può tornare in Italia quando vuole, e lo farà prestissimo per riabbracciare i napoletani. L’ho sentito ieri ed era felicissimo della notizia, mi ha invitato a Dubai, mi ha detto di andare lì per 15 giorni per festeggiare e poi venire a Napoli. Sapeva di essere innocente, ha sempre pagato le tasse".
Sulla sentenza, però, si legge che la chiusura della controversia da parte del Napoli Calcio "non comporta la definizione automatica degli obblighi del calciatore Maradona, la cui obbligazione tributaria deve essere soddisfatta in base alla propria aliquota marginale".
Secondo i giudici, infatti, il calciatore "è rimasto estraneo al giudizio perché non ha impugnato l’avviso di accertamento notificatogli, cosicché l’obbligazione tributaria nei suoi confronti si è consolidata".Insomma, il contenzioso di circa 40 milioni di euro (cifra poi ridotta a 34,2 dopo la sentenza delle Commissione provinciale tributaria di Napoli dello scorso giugno) non è ancora chiuso.
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