Dietro lo scontro, la ferita del San Raffaele

Bertone voleva salvare l’ospedale ma Gotti Tedeschi, con il sostegno di Bagnasco e Scola, decise di venderlo

Dietro lo scontro, la ferita del San Raffaele

Sembra di essere tornati ai tempi in cui i so­vrani d’Europa pretendevano la par condicio nel collegio cardinalizio, e dunque nei concla­vi: una quota per ciascuna potenza, commisu­rata all’importanza politica. Anche in quelle guerre intestine spie e corvi la facevano da pro­tagonisti.

Qual è oggi il terreno del contendere? La San­ta Sede smentisce legami tra la cacciata di Etto­re Gotti Tedeschi dallo Ior e il caso del corvo, ma le illazioni sono fioccate, vista che il voto del cda della banca vaticana è arrivato il giorno prima dell’arresto del cameriere del Papa. Di certo il banchiere è al centro di diversi temi di scontro la cui eco continua a rimbombare nei Sacri Palazzi. Come la ferita del San Raffaele: il salvataggio dell’ospedale milanese era un pal­lino del cardinal Bertone di cui Gotti Tedeschi si era fatto strumento. Ma, dopo aver studiato l’operazione, il manager cattolico aveva dato parere contrario.E con lui pare siano stati d’ac­cordo cardinali di peso come Scola, Bagnasco, Sodano.

C’era l’offerta finanziaria di Rotelli che lo Ior giudicò insuperabile, si dice. E si dice anche che siano stati presi in considerazione i gratta­capi di tipo dottrinale. Don Verzè disse, al con­trario dei vertici ecclesiastici, che al referen­dum sulla fecondazione eterologa un cattoli­co avrebbe anche potuto votare «sì». E al San Raffaele si pratica la fecondazione assistita s­e­condo le regole previste dalla legge poi confer­mata dal referendum ma, sembra, con modali­tà non abbastanza restrittive per i dettami del­la Chiesa.

E poi all’università del San Raffaele insegna­no personaggi non proprio cattolici come Mancuso, Cacciari e altri, non a caso coccolati nel salotto televisivo di Gad Lerner. Cassarli avrebbe fatto gridare all’intolleranza ecclesia­stica i soliti noti. Insomma ce n’era abbastanza per spingere i «liquidatori» nominati dal Vati­cano a disfarsi del rinomato ospedale. Ma la scelta non sarebbe stata gradita a una parte del­la gerarchia vaticana. Aggiungi lo scontro sul­le norme anti riciclaggio ed ecco che si arriva alla molla della defenestrazione di Gotti Tede­schi. Dalle carte diffuse dal cda dello Ior emer­ge poi un altro legame con la vicenda del cor­vo: uno dei nove punti della sfiducia a Gotti Te­deschi parla di «incapacità di fornire spiegazio­ni sulla diffusione dei documenti in possesso del presidente».Un’accusa pesante,viste le po­lemiche sul corvo. Gotti il giorno dopo la sfiducia si confessò «dibattuto tra l’ansia di spiegare la verità e il non voler turbare il Santo Padre». Proprio l’af­fetto per il Papa prevaleva «anche sulla difesa della mia reputazione vilmente messa in di­scussione ». E il banchiere ha mantenuto la consegna del silenzio. O quasi. Ieri l’Ansa ha diffuso una secca dichiarazione di Gotti Tede­schi, che riferito a Carl Anderson, presidente degli americani Cavalieri di Colombo e com­ponente del board dello Ior, dice: «Domenica era Pentecoste e ho pregato lo Spirito che lo il­lumini, perché è persona che stimo».

Un messaggio tutt’altro

che amichevole, per chi sa leggere il linguaggio dei Sacri Palaz­zi. Soprattutto perché era stato proprio Ander­son a ri­ferire alla stampa il contenuto del docu­mento di sfiducia.

La partita appare ancora tut­ta da giocare.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica