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Diritti umani e regime cinese. Così l'Europa perde se stessa

Sul fronte dei diritti umani l'Unione Europea si comporta in maniera a dir poco bizzarra

Diritti umani e regime cinese. Così l'Europa perde se stessa

Sul fronte dei diritti umani l'Unione Europea si comporta in maniera a dir poco bizzarra. Da mesi minaccia di mettere con le spalle al muro due Paesi membri come Ungheria e Polonia accusati di mettere a repentaglio lo «Stato di diritto». Posizione che se confermata da dati di fatto - e non dalla semplice ostilità verso due leader come il premier ungherese Viktor Orban o il presidente polacco Andrzej Sebastian Duda - sarebbe sicuramente lodevole. Così come può esser condivisibile la tempestività con cui ieri - a poche ore dalle contestate elezioni in Bielorussia - il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha reclamato il rispetto dei diritti umani e denunciato «la violenza contro i dimostranti». Peccato che a fronte di tanto impegno contro due Paesi dove la democrazia è al più imperfetta - e contro una Bielorussia dove l'irregolarità del voto va ancora provata - Bruxelles non dimostri il minimo sdegno per le mosse di una Cina comunista impegnata a cancellare lo Stato di diritto in quel di Hong Kong e a far carne di porco dei diritti umani. Ieri dopo l'arresto di sette esponenti dell'opposizione - tra cui il 72enne magnate dell'editoria Jimmy Lai colpevole di aver messo le sue testate al servizio dei dimostranti - l'Unione Europea ha saputo soltanto chiedere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Una presa di posizione non solo irrilevante, ma addirittura tragicomica. Diritti umani e libertà fondamentali sono infatti già stati aboliti ai primi di luglio grazie ad una «legge di sicurezza» votata non dal Consiglio legislativo di Hong Kong, ma dai docili delegati comunisti dell'Assemblea del popolo di Pechino. Con quell'editto liberticida sono stati formalmente rinnegati tutti gli impegni su «uno Stato e due sistemi» destinati a garantire fino al 2047 libertà di parola, di associazione e di religione. A fronte di tutto ciò un'Europa sempre pronta a professarsi paladina dei diritti umani è riuscita soltanto ad annunciare un embargo sulla vendita alla Cina di tecnologie per l'intercettazione e di equipaggiamenti per le forze di polizia. Si è ben guardata, invece, dal minacciare un drastico taglio negli scambi commerciali o sanzioni paragonabili a quelle approvate dalla tanto vituperata America di Donald Trump.

Un'America che dopo aver colpito gli interessi della dirigenza comunista e aver cancellato tutte le agevolazioni commerciali concesse in precedenza alle aziende cinesi di Hong Kong ha riavviato - per la prima volta dopo 40 anni - rapporti politico-militari con la piccola Cina di Taiwan. Quelli sono fatti tangibili. Le dichiarazioni di Bruxelles continuano, invece, a dimostrarsi vuote ed inutili chiacchiere.

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