Guerra in Ucraina

Divide et impera

C'è un'accezione della famosa locuzione latina "divide et impera", che potrebbe descrivere la politica di Vladimir Putin sull'Ucraina

Divide et impera

C'è un'accezione della famosa locuzione latina «divide et impera», che potrebbe descrivere la politica di Vladimir Putin sull'Ucraina. Alcuni studiosi fanno risalire qualla frase rimasta proverbiale alla decisione dell'impero di Roma di dividere il regno macedone, dopo la sua conquista, in quattro repubbliche che non avevano rapporti tra loro. Ora, nella nebbia che avvolge il negoziato con Kiev, l'unico elemento chiaro che si coglie nella retorica, nelle intenzioni comunicate a mezza bocca, nelle scelte militari di Mosca, è che lo Zar vorrebbe dividere l'Ucraina in due se non in più pezzi. Il nostro Gian Micalessin ne ha dato conto qualche giorno fa in un'analisi basata su quanto filtra dagli scambi di opinioni strategiche fra i consiglieri di Putin: la rigidità con cui da quelle parti si rivendica l'annessione della Crimea e la nascita delle Repubbliche indipendenti del Donbass, di cui non si conoscono i confini visto che le milizie filorusse si stanno allargando verso Nord, dimostra che, in effetti, la filosofia espressa da quelle menti non è lontana dalla realtà.

Pure il campo di battaglia lo conferma: è molto difficile che in futuro le divisioni russe si ritirino dai territori conquistati finora, come nel contempo per Mosca sarebbe dispendioso e pericoloso dal punto di vista militare tentare di controllare per intero un territorio vasto come l'Ucraina. L'opzione migliore per Putin, appunto, sarebbe controllarne una parte, creando uno Stato satellite fedele a Mosca, una sorta di Stato cuscinetto che terrebbe la Nato e la stessa Unione Europea lontana dai confini della Russia. Verrebbe messa in atto la tradizionale politica del Cremlino, quella che ha contraddistinto l'impero dei Romanov come l'Unione Sovietica.

Di più. Questa soluzione ha le sue radici nel '900, nelle sue ossessioni, nelle sue tragedie, nelle sue logiche che ai nostri giorni ci appaiono lontane e, per alcuni versi, incomprensibili. Ma le fobie del nuovo Zar dimostrano che è rimasto nel profondo un uomo del secolo scorso. Che importanza ha, infatti, in un mondo dove si armano i satelliti e i missili hanno gittate intercontinentali, avere degli Stati-cuscinetto? Che garanzie offrono? Probabilmente nessuna. Al Cremlino, però, si ragiona come negli anni '60 perchè Putin si è formato a quella scuola. E quella logica è alla base della filosofia che ha condizionato pesantemente il «Secolo breve»: è la ratio che per molti versi è stata alla base della divisione in due della Germania, della Corea e del Vietnam.

Con un corollario di non poco conto: dividere una nazione equivale a metterne in dubbio la sovranità e per alcuni versi a confutare la stessa identità del suo popolo. E, infatti, nel pensiero di Putin l'Ucraina non ha un'identità di popolo, né di nazione. È solo un pezzo di Russia.

Vorrei tanto sbagliarmi, anzi lo spero, ma la crudeltà di questa guerra e la sua insensatezza per chi guarda il mondo con gli occhi di oggi, dimostra purtroppo che l'Ucraina è preda di fantasmi di un passato che credevamo sepolto.

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