Donazioni per i bimbi orfani in Siria "Ma la banca rifiuta il bonifico"

L'associazione Evita Peròn: "Almeno 15 casi". Un donatore: "La banca mi ha detto che c'entra l'antiterrorismo". Ma i fondi sono diretti alle suore

Donazioni per i bimbi orfani in Siria "Ma la banca rifiuta il bonifico"

Le donazioni dovrebbero andare ai bambini orfani in Siria, devastati dalla guerra e soccorsi da suore francescane. A Damasco manca il materiale didattico. Serve sostegno economico in un Paese martoriato dai conflitti. L’associazione Evita Peròn si era attivata per una raccolta fondi, ma qualcosa è andato storto. "Almeno 15 bonifici di persone che avevano deciso di donare qualcosa sono stati rifiutati", racconta al Giornale.it la presidente Desideria Raggi. "E in un caso la banca ha pure chiamato il donatore avanzando una serie di domande a modo di ridicolo e grottesco interrogatorio".

L'associazione già lo scorso anno aveva avviato un'iniziativa simile raccogliendo circa 350 euro inviati poi alle Suore Francescane Missionarie. L'intento è umanitario: aiutare i bimbi orfani di Damasco, "cristiani e musulmani senza alcuna discriminazione", ospitati nel CIM del Memoriale della conversione di San Paolo nella città siriana. "Bambini che sotto i colpi del terrorismo hanno perso tutto - spiega l'associazione -: casa, famiglia, affetti, speranza, futuro. Bambini cui le suore stanno cercando di ridare il sorriso, spiegando che nulla è perduto, e che c'è tanto da ricostruire sulla loro martoriata terra". La scorsa Pasqua non si era verificato nessun problema bancario, visto che ai donatori non era stato chiesto di indicare una particolare causale. Quest'anno invece "per distinguere i versamenti" era necessario "scrivere ‘emergenza Siria'". Un'accortezza innocua, che tuttavia ha provocato un inaspettato - quanto burocratico - intoppo.

"Avevo visto la locandina dell’associazione Evita Peròn - racconta al Giornale.it un ragazzo - Conosco l’attività delle suore in Siria dunque avevo deciso di aiutarle per quanto possibile". Si trattava di una cifra non elevata, qualche decina di euro. "Il giorno successivo mi ha chiamato la mia banca, chiedendomi in che rapporti sono con la signora Raggi e a cosa servissero i soldi". Domande forse inusuali, di certo inattese. "L’impiegato mi ha spiegato che quando sulla causale appare la parola Siria sono costretti a fare delle verifiche. E lo stesso accade nel caso venga scritto Iraq, Iran e via dicendo". La motivazione è semplice: "Mi hanno detto esplicitamente che è una questione di antiterrorismo".

Il sistema è macchinoso, ma ci saranno ovviamente delle regole bancarie. Il fatto è che dopo la telefonata dell'istituto al donatore, e le necessarie spiegazioni, il bonifico è stato ugualmente respinto. "Avevo parlato loro delle suore, del fatto che fosse solo beneficienza, che i soldi sarebbero serviti per il materiale scolastico dei bambini - spiega il ragazzo - E alla fine mi avevano tranquillizzato. Poi però il giorno dopo mi sono accorto che il bonifico era stato rifiutato”.

Peraltro il conto corrente dove sarebbero dovuti finire i fondi non è domiciliato in Siria. Insomma: nessun viaggio internazionale di denaro, solo una normale transazione nazionale. Sarebbe stata poi l'associazione a inviare la somma a Damasco. La domanda è: "Chi è quel privato che, volendo finanziare il terrorismo, lo fa tramite bonifico bancario su circuito nazionale inserendo come causale che i soldi sono destinati al terrorismo siriano?". L'associazione se lo chiede ed è preoccupata che l'inconveniente possa disincentivare le donazioni. Certo: per aggirare l’inghippo basterà indicare nella causale la formula "donazione per istituto suore Francescane Missionarie". Ma resta l’amaro in bocca. Raggi parla di fatti "ridicoli" e "gravi", visto che i fondi dovrebbero finire a bimbi orfani e non a chissà chi. E punta il dito anche contro i "burocrati europei" che inseriscono "senza motivo" Damasco nella "black list" degli "Stati canaglia".

“La Siria - conclude - è stata l’argine che ha tenuto la guerra lontana da casa nostra. E noi la ripaghiamo con le sanzioni”. Col rischio di farci rimettere dei bimbi sfortunati cui serve solo un po' di speranza.

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