Cronache

La droga nel mistero della morte dei sub

L'ipotesi della procura di Agrigento sui sub morti: l'hashish ritrovato in spiaggia è arrivato da una nave naufragata carica di droga

La droga nel mistero della morte dei sub

Il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, ha disposto gli accertamenti di laboratorio su tutti i panetti di hashish ritrovati abbandonati sul litorale fra la frazione di San Leone e Realmonte. L'ipotesi investigativa è quella di una matrice comune dietro i ritrovamenti. Gli episodi si incrociano con altri ritrovamenti di droga fra Trapani e Messina e, soprattutto, con il recupero di tre cadaveri di sub ritrovati senza vita fra le coste palermitane e messinesi nelle ultime tre settimane. Cosa si nasconde dietro la scomparsa dei sub? Perché nessuno ha sporto una denuncia di scomparsa degli uomini ritrovati al largo delle coste siciliane? Quesiti su cui stanno lavorando cinque procure siciliane. Secondo la ricostruzione di Patronaggio, la chiave di volta del mistero potrebbe essere la connessione tra i vari carichi di droga ritrovati ultimamente in Sicilia. Come primo punto dell'indagine, Patronaggio ha disposto gli esami di laboratorio per verificare la tipologia della droga dei vari ritrovamenti e la eventuale riconducibilità allo stesso carico. Eventuali connessioni con i ritrovamenti di droga nelle altre province e con i cadaveri di sub saranno valutati nelle prossime settimane attraverso uno scambio di informazioni fra uffici giudiziari. L'ipotesi che prende quota è quella di un naufragio, a largo di Trapani, di una nave madre che avrebbe determinato, quindi, l'arrivo di scatoloni o panetti di hashish sfusi, come è successo fra le coste agrigentine, trapanesi e messinesi.

A Licata è stato recuperato un corpo tra gli scogli. Non molto distante, sulla spiaggia San Leone di Agrigento, sono stati trovati 50 panetti di droga, per 3 chili di droga, probabilmente trascinati dalle onde a riva. Il 15 gennaio un sommozzatore è stato trovato morto in mare, nei pressi di contrada Ginestra, a Termini Imerese. Analoghe scoperte in precedenza nella zona di Cefalù e a Castel di Tusa (Messina), distanti via terra circa 30 chilometri. Mentre non lontano si sono ripetuti i recuperi di decine di chili di droga lungo le coste. Venerdì scorso si è svolto un vertice a Termini Imerese, sul caso dei sommozzatori morti e rinvenuti nelle ultime settimane e delle partite di hashish, impacchettate in modo similare. Attorno al tavolo, al palazzo di Giustizia, il procuratore capo di Termini, Ambrogio Cartosio e il capo della procura di Patti, Angelo Cavallo. Si è stabilito, da quanto si apprende, un'azione congiunta degli investigatori sotto il coordinamento di entrambe le procure che hanno aperto fascicoli di indagine. Le indagini mirano a verificare se vi possa essere un nesso tra i casi di rinvenimento e i carichi di stupefacente ritrovati da Castelvetrano, a Cefalù, Messina e Ragusa e ora anche Agrigento. Se si possa essere trattato di una spedizione o di un recupero andati a male.

Il mistero si infittisce.

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