Cronache

Hashish e tre sub morti: c'è una pista per il giallo sulle spiagge siciliane

Sono cinque le procure al lavoro per dare una soluzione al mistero che si cela dietro il ritrovamento dei cadaveri di tre sub e dei grossi quantitativi di droga sulle coste siciliane, gli inquirenti stanno seguendo una pista ipotizzando uno degli scenari al momento più accreditati, si attendono adesso le prime conferme concrete

Hashish e tre sub morti: c'è una pista per il giallo sulle spiagge siciliane

Si sta trasformando in un vero e proprio grattacapo per gli investigatori il mistero relativo al ritrovamento di pacchetti contenenti hashish lungo le coste della Sicilia, unitamente al rinvenimento dei cadaveri di tre sub. Un vero e proprio enigma al quale si sta cercando di dare una soluzione non prima però di aver trovato l’unico filo conduttore che lega a se i diversi casi in cui, di volta in volta, polizia e carabinieri si sono ritrovati di fronte. Tutto è nato tra fine dicembre ed inizio gennaio, quando sulle coste della provincia di Agrigento, ovvero Porto Empedocle e San Leone, a distanza di pochi giorni, sono arrivate delle segnalazioni alla polizia in cui veniva indicata la presenza sulle spiagge di strani pacchi imballati con il nastro adesivo. Una volta analizzato il contenuto di quegli involucri, aventi le stesse caratteristiche in entrambe le spiagge, al loro interno è stato rinvenuto dello stupefacente, ovvero hashish. Circa 30 chili all’interno di ogni pacchetto.

Ovviamente, per entrambi i casi, di cui si pensava già ad un nesso, sono state avviate le indagini. Nulla avrebbe fatto pensare che, nei giorni a seguire, ad intervallo di poco tempo l’uno dall’altro, ci sarebbero stati altri rinvenimenti simili in altre coste siciliane. In provincia di Trapani, il primo ritrovamento è stato a Marinella Di Selinunte, poi a Marsala, in contrada Sbocco ed, infine, nuovamente ad Agrigento, davanti la Scala dei Turchi. Anche in questi casi, il quantitativo dello stupefacente ritrovato ammontava tra i 30/40 chili in ogni pacco. Si tratta quindi di grandi quantitativi di droga capaci di fruttare più di un milione di euro.

Nelle ultime ore poi altre novità per le quali gli inquirenti non vogliono però esprimersi. Risale a ieri mattino, a Licata, il ritrovamento in spiaggia del cadavere di un uomo in evidente stato di decomposizione. Il corpo privo di vita sarebbe stato notato da alcuni passanti che hanno avvertito subito il centralino del locale commissariato. La procura di Agrigento ha aperto un fascicolo d'inchiesta per attribuire un nome e un cognome al cadavere. Questa mattina invece, sulla spiaggia di San Leone, sono stati ritrovati 3 chili di hashish. Anche in questo caso, una segnalazione arrivata ai carabinieri del nucleo investigativo, ha fatto scattare l'allarme. Le indagini sono in corso e vanno avanti nel massimo riserbo.

IL RINVENIMENTO IN MARE DEI SUB PRIVI DI VITA

Gli inquirenti hanno fatto sapere che, mentre in tutto questo periodo venivano trovati i vari imballaggi contenenti droga, nel frattempo, venivano rinvenuti i corpi di due sub ai quali ha fatto seguito un terzo ritrovamento il 15 gennaio scorso nelle acque di Termini Imerese. Cosa si cela dietro questi ritrovamenti misteriosi? Chi sono i sub i cui corpi sono stati ritrovati privi di vita? Su quale imbarcazione si trovavano? Da dove sono partiti e quale sarebbe stata la destinazione finale? Chi sarebbero stati i destinatari di quei misteriosi contenitori di hashish? A questi e a tanti altri interrogativi stanno cercando di rispondere le indagini cinque procure siciliane: Agrigento, Trapani, Termini Imerese, Patti e Messina.

Sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti le caratteristiche comuni dei sub: tutti e tre con le stesse ed identiche mute addosso, due della stessa marca, un uomo aveva le scarpe da tennis. Erano tutti di origine caucasica e morti quasi certamente per annegamento poiché nessuno di loro aveva sul corpo segni di violenza. Altro particolare non trascurabile è da ricondurre allo stesso tipo di tatuaggio che ognuno di loro aveva nell’avambraccio sinistro: un disegno tribale, due lettere tra cui una M. Un altro tatuaggio, sempre per tutti e tre, era quello di un pipistrello sulle scapole. Nessuno ha denunciato la loro scomparsa e, i loro volti, sono comunque ormai irriconoscibili perché deteriorati dal tempo passato tra le acque del mare.

LA ROTTA DELL’IMBARCAZIONE

Adesso le attenzioni sono puntate sulla ricerca dell’imbarcazione in qualche parte, in fondo al mare. La pista dalla quale si sta partendo è quella relativa ad una rotta del traffico di droga che, dalla Tunisia e dal Marocco passa dalla Sardegna per poi spingersi verso la Spagna e poi la Francia, lasciandosi alle spalle la Sicilia. Secondo l’ipotesi degli inquirenti(ovviamente da riscontrare), sia la droga che i sub potrebbero essere stati tutti assieme nella stesa imbarcazione, a quanto pare naufragata, con la funzione di prendere il carico da una nave madre recuperandolo magari da qualche nascondiglio, come ad esempio da reti sotto la chiglia, come spesso avviene per eludere eventuali controlli.

L’ipotesi è ovviamente da appurare con tutti i riscontri necessari,però, al momento è quella privilegiata dal momento che trova anche un riscontro da parte degli esperti i quali dicono che le correnti e le avverse condizioni meteo registrate a dicembre avrebbero potuto mettere in difficoltà un’imbarcazione navigante nella punta ovest della Sicilia. In poche parole, il vento da ovest verso est avrebbe potuto spingere i corpi e i pacchi con la droga sia verso nord , ovvero sulla costa tirrenica dove sono poi stati rinvenuti i pacchi di stupefacente e i cadaveri dei sub, ma anche verso l’area meridionale in cui sono stati rinvenuti gli altri imballaggi carichi di droga. Ad avvalorare questa tesi anche il risultato di alcune attività di contrasto al traffico di stupefacenti che ha portato, gli scorsi mesi, ad effettuare delle operazioni di sequestro su questa stessa rotta. Proprio per questo motivo, la capitaneria di porto e la marina militare, sono al lavoro per la ricerca del relitto dell’imbarcazione. A supporto della loro attività, anche l’utilizzo degli aerei.

Una pista quella seguita dagli inquirenti che, al momento, sarebbe quindi la più accreditata con una serie di riscontri, almeno sulla carta, ma nei prossimi giorni non sono da escludere novità frutto dei primi risultati di indagine.

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