Esposito, il boss risarcito per ingiusta detenzione, era colpevole

Antonio Esposito, presunto boss mafioso accusato di omicidio, era stato risarcito dallo Stato per ingiusta detenzione, ma ora un testimone lo inchioda

Esposito, il boss risarcito per ingiusta detenzione, era colpevole

Antonio Esposito, soprannominato "O sapunaro", è stato accusato di omicidio e sospettato di essere vicino al clan mafioso dei Belforte. Nei suoi confronti, il gip di Napoli ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, su richiesta della Dda partenopea. All'uomo, che è detenuto per un altro omicidio, il provvedimento restrittivo è stato notificato in carcere.

Insieme al presunto boss camorrista, la direzione distrettuale antimafia di Napoli ha arrestato altre 19 persone, ritenute parte dell'associazione mafiosa, attiva nella zona di Maddaloni, in provincia di Caserta.

Esposito era stato precedentemente risarcito dallo Stato per ingiusta detenzione, ottenendo una somma pari a 110 mila euro. L'uomo, infatti, in primo grado era stato condannato all'ergastolo, per l'omicidio di un immigrato albanese avvenuto a Maddaloni nel 2005. In seguito, per quello stesso omicidio, il presunto boss era stato assolto. Ora, un collaboratore di giustizia sostiene che Esposito sia realmente colpevole, insieme a un complice, di aver commesso il delitto, ma il boss non potrà essere processato, in base al principio "ne bis in idem". Secondo tale concetto giurisprudenziale, l’imputato già condannato o assolto con sentenza definitiva non può essere di nuovo processato per lo stesso reato.

Dopo l'omicidio dell'immigrato albanese, "O sapunaro" fu arrestato nuovamente, il 13 febbraio 2017, con l'accusa di aver ucciso Daniele Panipucci, il capo di una banda di spacciatori di una piazza a Maddaloni. Panipucci, durante la precedente permanenza in carcere del boss, gli si era sostituito nella gestione dell'attività illegale, senza versare le percentuali ad Esposito, che il 25 maggio 2016, l'aveva ucciso con un colpo d'arma da fuoco.

Nel corso delle indagini svolte per questa vicenda, coordinate dal procuratore aggiunto Luigi Frunzio e dal pm della Dda Francesco Landolfi, è stata fatta luce sia

sulle responsabilità di Esposito nell'omicidio dell'immigrato albanese, per il quale venne assolto e risarcito dallo Stato, sia sul ruolo di primo piano svolto dall'uomo nell'ambito del traffico di droga.

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